Bper non molla e ci riprova su Carige

Il gruppo è pronto a trattare con il Fondo interbancario, ma vuole avere l'esclusiva

Bper non molla e ci riprova su Carige

Bper non si arrende su Carige, mette in chiaro il suo interesse chiedendo trattative in esclusiva e si dice pronta a sedersi al tavolo delle trattative con il Fondo Interbancario di Tutela Depositi (all'80% del capitale della banca genovese), che pochi giorni fa ha respinto una prima proposta della banca modenese, per trovare il modo di chiudere l'operazione.

Ieri sera il cda di Bper ha comunicato di aver «preso atto dei contenuti della lettera del fondo» e «ha ribadito la propria disponibilità a fornire chiarimenti richiesti e ad effettuare gli approfondimenti ritenuti necessari, oltreché verificare congiuntamente le ipotesi alla base dell'offerta», chiedendo tuttavia un «adeguato regime di esclusiva». Questa volta il gruppo guidato da Piero Luigi Montani ha però evitato di porre rigide scadenze alle negoziazioni.

La prima proposta, inviata al fondo una settimana fa dall'istituto controllato da Unipol (all'18,9% del capitale), era stata rispedita al mittente; ufficialmente in quanto le richieste finanziarie di Bper non erano in linea con lo statuto, ufficiosamente per l'opposizione delle banche più piccole, in difficoltà a mettere mano al portafoglio tanto più per finanziare un concorrente. Per l'88,3% dell'istituto genovese (compressivo dell'8,3% in mano a Cassa Centrale Banca) Bper aveva messo sul piatto un euro, subordinando l'operazione a una iniezione di capitale in Carige da un miliardo.

Una richiesta che oltrepasserebbe i limiti previsti dallo statuto del fondo a cui aderiscono un centinaio di banche (il tetto è stato stimato a 650 milioni). Ma leggendo tra le righe il comunicato di Bper, lo scenario potrebbe non essere definitivo. «Se emerge la volontà in tal senso, cambiare i termini di uno statuto di Fitd non è complesso. Lo dimostrano, sempre in ambito bancario, le modifiche statutarie apportate all'interno di Abi per consentire l'elezione al quarto mandato del presidente Antonio Patuelli», commenta una fonte bancaria. Considerando poi che, a quanto risulta, l'operazione sarebbe gradita alle autorità e anche ai principali i gruppi bancari, l'accordo potrebbe non essere così lontano. E potrebbe essere trovato, secondo indiscrezioni, intorno a 700 milioni di euro, in equilibrio tra le richieste finanziarie di Bper e la disponibilità ad aprire i cordoni della borsa da parte di alcuni istituti aderenti al fondo. Potrebbero poi essere definite modalità diverse dal pagamento diretto. Come ipotizzato dagli analisti di Mediobanca, si potrebbe definire un perimetro di acquisizione, includere i benefici fiscali derivanti dall'operazione (360 milioni) per calcolare la neutralità di capitale, mentre il fondo potrebbe essere disponibile a rilasciare delle garanzie.

In ultimo il cda di Bper si toglie un sassolino dalla scarpa sottolineando come già la prima offerta «avrebbe consentito di risolvere in modo definitivo le problematiche di Carige, a tutela della clientela, dei suoi azionisti di minoranza nonché di tutti gli altri stakeholder».

Banche comprese visto che il fondo potrebbe dover comunque finanziare un aumento di capitale di Carige (le stime parlano di 400 milioni) senza che l'intervento risulti risolutiva in assenza di un rilancio effettivo del business.

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