
Unicredit ha fretta. Andrea Orcel vuole far partire l'offerta su Banco Bpm tra meno di due mesi e chiudere la partita prima di metà anno. La decisione di anticipare di due settimane l'assemblea dei soci chiamata ad approvare l'aumento di capitale a servizio dell'Ops va in questa direzione. La nuova data, il 27 marzo, coincide con il termine ultimo entro la quale secondo la banca arriverà il semaforo verde della Bce all'operazione. Dal quartier generale di Piazza Gae Aulenti trapela un certo ottimismo che la Bce si esprima anche in anticipo rispetto al termine ultimo. Dopo l'Eurotower sono attesi in sequenza il nulla osta della Consob per la pubblicazione del documento di offerta, il via libera dell'Antitrust europeo, dell'Ivass e del Comitato Golden Power (quest'ultimo ha tempo sino a fine marzo, salvo richiesta di proroga fino a 15 giorni).
La tabella di marcia voluta da Orcel, se non ci saranno intoppi autorizzativi, porterà all'avvio dell'Ops verso metà aprile per concludersi a giugno. Nel mezzo la nuova tornata di conti delle due banche - Unicredit il 6 maggio e Bpm il giorno successivo - che il banchiere romano ha indicato come momento chiave per prendere una decisione sull'eventuale rilancio in contanti rispetto all'offerta iniziale. Stando ai valori attuali delle due banche in Borsa e al rapporto di concambio proposto dall'offerente (0,175 azioni Unicredit per ogni azione Bpm) che valuta Piazza Meda 8,36 euro per azione, Bpm viaggia ben oltre (9,096 euro). In soldoni ad oggi Unicredit impegnerebbe 12,6 miliardi per aggiudicarsi Piazza Meda, ma il mercato valorizza la preda quasi il 9% in più (13,7 miliardi), quindi il potenziale rilancio insito nei prezzi attuali è di almeno 1,1 miliardi. Nell'ultimo mese, come sottolineato da un report di Deutsche Bank, il premio rispetto al prezzo teorico implicito nell'offerta si è «sorprendentemente assottigliato» soprattutto se si considerano i nuovi obiettivi del piano al 2027 presentato da Castagna e che «presenta un basso rischio di esecuzione», asserisce Deutsche. A deprimere in parte le attese di rilancio hanno contribuito probabilmente le tensioni alimentate dalla minaccia di Unicredit di tirarsi indietro se cambiano le condizioni dell'Opa su Anima, puntando il radar soprattutto sul rischio legato all'applicazione o meno del Danish Compromise. A questo punto il via libera della Bce a questa agevolazione contabile, data da molti come una pura formalità, toglierebbe dal campo un elemento di incertezza e potrebbe riallargare l'entità del rilancio atteso.
Tornando all'assemblea del 27 marzo, i soci saranno chiamati ad autorizzare l'emissione di massime 278 milioni di azioni ordinarie al servizio dell'Ops, ossia 12 milioni in più rispetto a quanto indicato
inizialmente. Questo in quanto il totale delle azioni da emettere dipenderà anche da eventuali disallineamenti nei prezzi delle azioni dovuti al pagamento dei dividendi (Unicredit staccherà la cedola il 22 aprile, Bpm il 19 maggio).
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