Il caffè? Ora si paga il doppio: tutte le stangate della Fase 2

L'aumento dei prezzi si registra lungo tutto lo Stivale: preoccupazioni maggiori per quanto riguarda il settore alimentare. Tutti gli aumenti

Il caffè? Ora si paga il doppio: tutte le stangate della Fase 2

Che la Fase 2 avrebbe comportato dei cambiamenti nella vita quotidiana degli italiani era comprensibile già da prima dell'arrivo della riapertura del Paese, ed i primi dati diffusi dalla Codacons confermano quanto atteso, segnalando con preoccupazione un'impennata dei prezzi per determinati beni o servizi.

Probabilmente lo scopo, da parte di quanti hanno effettuato un ritocco verso l'alto di alcuni costi, è quello di tamponare le grosse perdite che dal punto di vista economico si sono registrate per le proprie attività a causa del lockdown seguito alla pandemia Coronavirus. Fatto sta che ovviamente tutto questo non poteva passare inosservato a quanti hanno ripreso le proprie abitudini, trovandosi a fronteggiare dei prezzi più alti. Un esempio su tutti ciò che si registra a Milano, non perchè si tratti dell'unico caso di città in cui il fenomeno è stato segnalato, ma perchè proprio dal capoluogo meneghino arrivano le prime testimonianze documentate dalla Codacons.

Caffè e cappuccino hanno visto un incremento medio di 10 centesimi (da 0,90 centesimi ad 1 euro nel primo caso, da 1,30 ad 1,40 euro nel secondo), anche se sono stati denunciati da alcuni clienti prezzi che possono raggiungere addirittura i 2 euro a tazzina, specie nelle zone centrali della città. Con il secondo allentamento della Fase 2 previsto per ieri, lunedì 18 maggio, sono stati segnalati inoltre aumenti anche nei saloni dei parrucchieri. Il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha raccontato delle sue preoccupazioni su "Il Corriere":"Speriamo si tratti di situazioni isolate e che gli esercenti di Milano non decidano in massa di ritoccare i listini per rifarsi dei minori guadagni e dei costi di sanificazioni dei locali", si auspica il presidente.

Come anticipato, comunque, questa è una situazione ben leggibile anche in altre città dello Stivale. A Vicenza i titolari di una cinquantina di bar hanno fatto fronte comune e si sono messi d'accordo per stabilire il costo di una tazzina di caffè a 1,30 euro: il cappuccino, invece, è salito ad 1,80 euro. Firenze e Roma non sono da meno: qui il costo di un caffè, senza servizio al tavolo, è di 1,70 euro nel capoluogo toscano e di 1,50 nella Capitale. Capitale nella quale, così come per Milano, si registrano incrementi anche tra i parrucchieri.

Diffusi in tutto il Paese, ed è questo probabilmente il dato che allarma di più i consumatori, sono i rincari nel settore alimentare: + 2,8% nello scorso mese di aprile l'incremento medio nelle città italiane. Le statistiche peggiori arrivano da Caltanissetta (+5,7%), poi arrivano Trieste (+5,3%) e Palermo (+ 4,8%). Siena risulta invece la città con gli aumenti meno sensibili, forte del suo + 0,6%.

La denuncia della Codacons, che prevede rincari anche nei settori di abbigliamento, ristorazione e settore turistico (sia per recuperare le perdite del lockdown, sia per affrontare le spese di sanificazione che per fronteggiare un inevitabile calo di clienti, dovuto anche alle norme di distanziamento e non solo ai timori ancora forti in alcuni nostri connazionali), è che sulle spalle delle famiglie si possano registrare degli esborsi extra quantificabili in circa 536 euro a nucleo.

"Eventuali rincari allontaneranno gli italiani dai negozi e determineranno una contrazione dei consumi rispetto al periodo pre-Covid, con danni ingenti per tutti", avverte ancora il presidente della Codacons.

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