In ripresa l’export del settore calzaturiero dopo un inizio anno debole (-0,1% nei primi tre mesi) che nel secondo trimestre ha registrato un incremento del ,8% rispetto al periodo aprile-giugno 2017. Tutte le principali regioni calzaturiere hanno evidenziato un incremento (complice anche la dinamica non particolarmente brillante che aveva caratterizzato lo stesso periodo lo scorso anno), con la sola eccezione della Campania.
L’analisi, condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici evidenza, con riferimento ai primi sei mesi un andamento decisamente favorevole per la Lombardia (+12,2% rispetto alla prima metà 2017) e aumenti sopra la media nazionale anche per Puglia (+8,7%) e Veneto (+5,6%). Dinamiche decisamente meno sostenute invece per la Toscana (+1,4%), che riesce comunque a ripianare la flessione di avvio anno mentre il recupero del secondo trimestre non è invece sufficiente per Marche ed Emilia Romagna, che chiudono la prima metà 2018 in terreno negativo (-0,8% e -5,8% rispettivamente). Battuta d’arresto per la Campania, che assieme alle Marche era risultata l’unica regione, tra le principali a vocazione calzaturiera, a chiudere il consuntivo annuo 2017 con un arretramento.
Il totale, la produzione italiana Italia mostra un incremento del 3,5% in valore in linea, nel periodo gennaio-giugno, con l’export manifatturiero italiano che ha segnato una crescita tendenziale del 3,8%, sfiorando 222,2 miliardi di euro.
Acquistano sempre più rilevanza i flussi legati al “terzismo” per le grandi firme internazionali della moda, come dimostrano il +18% registrato dal Veneto verso la Francia e il +28,3% della Toscana verso la Svizzera (ponte logistico-distributivo delle griffe dell’area pelle che hanno base in Canton Ticino), divenuta la prima destinazione in valore a livello nazionale nel periodo considerato. La Toscana e la Lombardia sono le uniche (tra le regioni più importanti) ad avere come primo sbocco un Paese extra-Ue (per la Lombardia gli Usa, in forte crescita).
La Francia è infatti primo mercato per Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Campania. La Germania lo è per le Marche (fino al 2014, lo era la Russia, ora scesa al terzo posto).
La Campania risulta penalizzata dalle forti contrazioni dei flussi verso Francia e Svizzera, principali principali sbocchi di mercato; l’Emilia Romagna da quelle, ugualmente a doppia cifra, di Germania e Usa.
Per quanto riguarda la Russia, il parziale recupero partito nel 2017, ha subìto nella prima metà di quest’anno una nuova battuta d’arresto (attorno al -8%), con forti conseguenze sui livelli produttivi delle regioni, e delle province, più esposte. Marche ed Emilia Romagna, le prime per export verso il mercato russo (assieme coprono oltre la metà dei flussi), hanno registrato nei primi 6 mesi arretramenti del -16,2% e del -6,8% rispettivamente, con picchi però superiori al 20% a Fermo e ad Ascoli. Male anche Toscana (-8,4%, con -4,4% a Firenze) e Campania (-9,3%), come pure le province venete di Venezia (dove il calo sfiora il -37%), Verona (-2% circa) e Padova (-14,6%).
I partner dell’Unione Europea rappresentano la destinazione principale del calzaturiero italiano (7 scarpe su 10 esportate, la metà dei flussi in termini di valore). Unica eccezione la Toscana, dove il 35% dell’export valore è diretto nei Paesi europei non-Ue (la Svizzera da sola assorbe il 33% del totale regione). Gli “Altri mercati europei” rivestono un ruolo importante (oltre il 20%) anche per Puglia e Campania. Quest’ultima presenta una percentuale non trascurabile anche nei residuali “Altri mercati” (16%), grazie al 10,3% regionale diretto verso il continente africano. In Lombardia, dove la Ue è prima destinazione ma con un più contenuto 33%, significativa la quota verso il Far East, 24%, seconda area di sbocco.
Oltre al rafforzamento diffuso delle quote verso i “Paesi europei non-Ue” (trainati dalla Svizzera) e il Far East spinto dalla Cina, si distinguono, in senso opposto, le forti contrazioni delle quote Csi dovute alle pesanti crisi succedutesi negli ultimi dieci anni. Si riducono (pur se con varia intensità) anche le quote regionali detenute dai mercati Ue, con l’unica eccezione dell’Emilia Romagna che ha “rimpiazzato” sui mercati comunitari le quote perse in Russia e, più in generale, nella Comunità degli Stati Indipendenti.
Comprensibile la grande attesa da parte delle aziende sull'andamento delle esportazioni per la prossima stagione, quando saranno presente al Micam 2019 le nuove collezioni nei
due appuntamenti in Fiera Milano che avranno come filo conduttore l' Arte e la Bellezza previsti dal 10 al 13 febbraio e dal 15 al 18 settembre prossimi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.