Carige, il fondo dice "no" all'offerta di Apollo

Il Fitd apre a un salvataggio che unisca gli attuali soci a partner pubblici

Carige, il fondo dice "no" all'offerta di Apollo

Nella partita sul futuro di Carige, la palla torna di nuovo al centro. L'offerta degli americani di Apollo, così come è stata messa sul tavolo dall'advisor Equita senza riferimenti espliciti al nome del fondo, non va bene. E se non verrà migliorata, il «sistema» bancario è pronto a un intervento pubblico-privato. Il consiglio di gestione dello Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che si è riunito ieri, ha infatti rigettato l'ipotesi «allo stato prospettata da un fondo di private equity», ovvero Apollo.

Ma per trovare una soluzione alla crisi della banca è disposto «anche in tempi stretti» a valutare proposte di intervento che «prevedano la partecipazione degli attuali azionisti e di partners pubblici o privati», si legge in una nota. Dove viene aggiunto che «già da domani» lo Schema volontario «avvierà un'analisi approfondita degli aspetti tecnici e organizzativi» di Carige, «per definire il fabbisogno di capitale e le connesse proiezioni economico-finanziarie pluriennali, idonee a sostenere un piano industriale efficace e credibile». Mentre da un'inchiesta di Affari & Finanza, emerge che tra il 1 ottobre e il 31 dicembre 2018 la raccolta diretta della banca genovese sarebbe crollata di 1,8 miliardi.

Apollo Management, che già controlla le assicurazioni ex Carige Amissima, immaginava un intervento nell'ordine dei 120 milioni nell'ambito di una ricapitalizzazione da 450-500 milioni, con la conversione in capitale dell'obbligazione per 318 milioni (convertibile per poco più di 313 milioni) sottoscritta dallo Schema volontario. Ma è stata bocciata, sia nella forma sia nella sostanza, dalle banche e dal Fitd. Gli americani potrebbero, a questo punto, decidere di affinare l'offerta. Ma se anche la nuova proposta fosse bocciata o se Apollo decidesse di abbandonare il tavolo, la soluzione alternativa allo studio da parte del Fondo interbancario farebbe riferimento al piano industriale dei commissari straordinari con un aumento di capitale da 630 milioni, per metà realizzabile attraverso la conversione del bond Tier2 già sottoscritto dal Fitd e in parte con mezzi freschi attraverso l'intervento del «sistema» e dei soci. Compresa la famiglia Malacalza (al 27,7%) che ha contestato preventivamente un'operazione non industriale. L'allusione a partner pubblici fatta nella nota di ieri potrebbe, invece, alludere a un intervento del Tesoro attraverso la ricapitalizzazione precauzionale che dovrebbe comunque essere approvata dalle autorità europee.

Un «piano B» rispetto al salvataggio targato Apollo era stato di fatto anticipato dal presidente del Fitd, Salvatore Maccarone, che nei giorni scorsi aveva aperto al passaggio del bond dal cappello dello Schema volontario, che ha sottoscritto l'obbligazione, direttamente alla parte obbligatoria del fondo, a valle della sentenza sul salvataggio di Tercas da parte dello stesso Fitd.

Quello che manca, però, è il tempo: in settimana (forse già domani) è attesa una riunione del Supervisory Board della Bce cui si guarda per capire se la Vigilanza concederà altri giorni per il salvataggio di Carige o se invece scenderà in pressing facendo comparire all'orizzonte il fantasma della liquidazione.

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