Carige, il fondo dice «no» all'offerta di Apollo

Il Fitd apre a un salvataggio che unisca gli attuali soci a partner pubblici

Camilla Conti

Si scalda la partita sul futuro di Carige. L'offerta iniziale degli americani di Apollo è stata respinta al mittente dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Se non verrà migliorata, ha avvertito il fondo in una nota ieri pomeriggio, il «sistema» bancario sarà comunque pronto a un intervento pubblico-privato. In tarda serata, è arrivata la risposta di Apollo che ha inviato ai commissari straordinari dell'istituto ligure una nuova proposta prevedendo anche la partecipazione dello stesso Fitd e degli attuali azionisti di riferimento.

Riassumiamo la giornata. Il consiglio di gestione dello Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che si è riunito ieri, ha infatti bocciato l'ipotesi «allo stato prospettata da un fondo di private equity», ovvero Apollo. Ma per trovare una soluzione alla crisi della banca si è detto disposto «anche in tempi stretti» a valutare proposte di intervento che «prevedano la partecipazione degli attuali azionisti e di partners pubblici o privati», si legge nel comunicato diffuso nel primo pomeriggio. Dove viene aggiunto che «già da domani» lo Schema volontario «avvierà un'analisi approfondita degli aspetti tecnici e organizzativi» di Carige, «per definire il fabbisogno di capitale e le connesse proiezioni economico-finanziarie pluriennali, idonee a sostenere un piano industriale efficace e credibile».

La presa di posizione ha avuto il suo effetto: attorno alle dieci di sera, gli americani hanno rilanciato, affinando la proposta. Che è stata girata dai commissari al Fondo interbancario e ai soci per le valutazioni del caso. Se anche le nuove cifre non venissero accettate o se Apollo alla fine decidesse di abbandonare il tavolo, la soluzione alternativa allo studio da parte del Fondo interbancario farebbe riferimento al piano industriale dei commissari straordinari con un aumento di capitale da 630 milioni, di suo lo schema ci metterà i 313 milioni del bond convertibile ma appunto occorre vedere quale sia il capitale necessario che secondo alcune stime sarebbe di almeno 500 milioni.

Finora i vertici della maggiori banche italiane hanno negato un interesse a entrare direttamente in campo per l'istituto ligure. Quel che ora potrebbero essere disposti a valutare è il trasferimento del bond Carige dallo Schema Volontario a quello obbligatorio del fondo, alla luce della sentenza su Tercas. I mezzi freschi potrebbero, quindi, arrivare in parte dal sistema e in parte dagli attuali soci di Carige. Compresa la famiglia Malacalza (al 27,7% ) che ha contestato preventivamente un'operazione non industriale. L'allusione a partner pubblici fatta nella nota di ieri farebbe invece riferimento a un intervento del Tesoro attraverso la ricapitalizzazione precauzionale che dovrebbe comunque essere approvata dalle autorità europee.

Quello che manca, però, è il tempo: in settimana (forse già domani) è attesa una riunione del Supervisory Board della Bce cui si guarda per capire se la Vigilanza concederà altri per il salvataggio di Carige o se invece scenderà in pressing facendo comparire all'orizzonte il fantasma della liquidazione.

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