La Cassa Depositi e Tim riaprono il dossier rete. Ma si studia un piano B

Il governo valuta l'alternativa di creare un consorzio per fare le gare nelle aree grigie

La Cassa Depositi e Tim riaprono il dossier rete. Ma si studia un piano B

Tra gli ultimi dossier irrisolti del governo Draghi, la rete unica è una delle partite più importanti, in particolare per gli obiettivi di digitalizzazione del Paese legati al Pnrr e quindi ai fondi Ue. Un dossier, quello della rete, che dopo uno stallo di mesi sembra aver ripreso slancio. Secondo indiscrezioni riportate da il Messaggero, nei giorni scorsi sono stati costituiti i gruppi di lavoro con i manager di Tim e di Cdp Equity sul progetto di integrazione con Open Fiber (società di infrastrutture tlc di cui la Cassa diventerà socio di controllo con l'uscita di scena di Enel). Obiettivo: procedere a una rivalutazione del progetto d'integrazione degli asset di rete fissa dell'ex monopolista con quelli di Open Fiber in un'unica società di rete (AccessCo) come da lettera di intenti firmata dieci mesi fa dal precedente management di Cassa Depositi.

In soldoni, non è detto che il piano per la rete unica ipotizzato dal precedente governo Conte verrà portato avanti da Draghi. Il riavvio dei colloqui ha riacceso il titolo Telecom che ieri, almeno per metà seduta, è stato tra i migliori di Piazza Affari (con un rialzo di quasi 3 punti percentuali) per poi chiudere a +0,89% a 0,42 euro. «Ma le criticità alla trattativa non mancano e non è affatto detto che l'obiettivo del governo sia ancora la rete unica come ipotizzato», spiega una fonte vicina al dossier.

In parte stanno giocando un ruolo chiave le resistenze dell'Unione europea alla costituzione di un monopolio infrastrutturale nella banda larga in Italia. «Ma ciò che interessa di più il governo prosegue la fonte è verificare la fattibilità di una rete unica ora che si è deciso di mettere a gara le aree grigie. C'è una questione di concorrenza ed è più probabile che si opti per forme alternative di collaborazione tra i gruppi coinvolti: non dunque una società unica, ma per esempio un consorzio che permetta collaborazioni spot gara per gara». Una condizione che allontanerebbe Telecom Italia dall'obiettivo di essere il socio di maggioranza di una unica società della rete.

L'iniziale lettera di intenti prevedeva, infatti, la partecipazione maggioritaria di Tim (50,1%) unita a una governance neutrale guidata da Cassa Depositi. Un cambio di passo, quello del governo, che promette però di non avere tempi brevi: una nuova estate bollante si profila quindi all'orizzonte per Telecom e per i gruppi tlc alla corte del governo.

Il ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha annunciato intanto che al 2026 si potrebbe arrivare al «100% di connettività in Italia e all'80% di identità digitali».

Parlando dei target che si è dato il team per la transizione, Colao ha osservato che «sono obiettivi molto ambiziosi e sostanzialmente in linea con quelli europei: loro hanno un digital compass 2030, noi abbiamo ideato Italia digitale 2026, sostanzialmente vuol dire che tre anni prima saremmo, se facciamo tutto, tra i migliori».

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