Colpo di scena nella procedura di vendita delle ex caserme Guido Reni a Roma. Dopo un anno di procedura di vendita e un'offerta vincolante sul tavolo (della milanese Coima Sgr) Cdp Real Asset sgr ha deciso di abortire tutto, virando sulla scelta di mantenere le redini del progetto e cercare sul mercato un partner industriale per lo sviluppo dell'intervento di riqualificazione. Ad annunciarlo è la stessa Cdp Real Asset sgr (del gruppo Cassa depositi e prestiti) - che è proprietaria dell'area dal 2013 quando la rilevò per 60 milioni di euro dal Comune di Roma - spiegando in una nota che il cda «ha deliberato la partecipazione diretta della società in partnership con soggetti privati nell'iniziativa di riqualificazione dell'ex Caserma Guido Reni di Roma». Cdp Real Asset promuoverà «nel proprio ruolo istituzionale di catalizzatore di risorse del mercato nelle iniziative di rigenerazione urbana una nuova fase del processo, rivolgendosi al mercato per individuare il partner industriale da affiancare nello sviluppo dell'intervento di riqualificazione, mantenendo la propria partecipazione nell'iniziativa». Insomma, Cdp ha deciso, intravedendo le potenzialità del progetto che a regime varrà 500 milioni, di cogliere l'opportunità di ottenere interessanti plusvalenze, ma rimane il fatto che la mossa - per quanto legittima - non è una gran figura nei confronti degli investitori internazionali e nazionali, che pure hanno speso tempo e risorse per un bando che aveva ricevuto un'offerta vincolante - e congrua rispetto alla valorizzazione attuale dell'area intorno ai 50 milioni - da Coima, la società dell'immobiliarista Manfredi Catella (nella foto), che contemplava tra l'altro la possibilità per Cdp di rimanere come socia. Ma non è bastato.
Secondo Cdp RA sgr «prosegue senza alcuna interruzione l'iter di approvazione dei progetti delle opere di urbanizzazione» che comprendono il nuovo Museo della Scienza, aree residenziali, negozi,
spazi verdi, oltre a una biblioteca, parcheggi sotterranei e un centro civico. Le opere si faranno, quindi, ma la vicenda non è un buono spot per uno Stato che progetta di valorizzare 60 miliardi di patrimonio immobiliare.
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