Cdp, prove tecniche per Borsa spa

Offerta da 300 milioni per controllare Mts con i francesi. A settembre l'offerta finale

Cdp, prove tecniche per Borsa spa

L'Italia, si riserva di giocare l'asso golden power, e intanto schiera la Cdp nella partita che riguarda il riassetto di Borsa Italiana. Al suo fianco, per ora, Euronext: il listino federale europeo che riunisce Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Oslo e Dublino. Un primo posizionamento che sarebbe stato formalizzato ieri pomeriggio a Lse (la Borsa di Londra attuale proprietaria di Borsa Spa), in occasione della scadenza delle presentazioni delle offerte non vincolanti per Mts, la piattaforma di contrattazione all'ingrosso di titoli di Stato (al 60% di Borsa Spa).

Un colpo, quello battuto dalla Cassa, che sarebbe pronta ad ampliare la cordata, molto probabilmente a Intesa Sanpaolo, per replicare l modello Euronext, società ad azionariato diffuso con un importante nocciolo duro di azionisti istituzionali tra cui la Caisse des Depots e Consignations francese, prima azionista di Euronext con l'8% del capitale, a cui partecipa anche Bnp Paribas con circa il 2%.

La partita, sulla quale si sarebbero posizionate anche Deutsche Borse (Francoforte) e Six (Zurigo) è, tuttavia, ancora tutta da giocare e non è escluso che il perimetro dell'operazione possa ampliarsi e ricomprendere tutta Borsa Spa già ai primi di settembre.

D'altra parte, l'Italia doveva battere un colpo in attesa che i competitor vengano allo scoperto. In gioco ci sono svariati interessi nazionali. Dietro la sistemazione di Borsa e di Mts si gioca una partita non solo finanziaria, ma anche politico-strategica. Per questo è fondamentale una cordata italiana che possa tenere in mani nazionali un'infrastruttura preziosa soprattutto per i dati sensibili relativi ai titoli di Stato (non solo quelli italiani ma anche di altri 16 Paesi) e alle imprese: non solo le quotate - sul listino principale e sull'Aim ma, per esempio, le migliaia di pmi che hanno seguito i programmi Elite di Borsa Italiana.

Il cambio di proprietà di Borsa Italiana sarà comunque un passaggio obbligato perchè nasce dai rilievi mossi dall'Antitrust europeo in vista della fusione tra la Borsa di Londra (Lse) e il gruppo canadese Refinitiv, la banca dati da 27 miliardi di dollari concorrente a Bloomberg, in mano a Blackstone (55%) e a Thomson Reuters (45%).

Al momento, le valutazioni sarebbero ancora molto spannometriche, ma si parla di circa 600 milioni per il 100% di Mts e di un offerta di 300-350 milioni per la maggioranza. Alla finestra ci sarebbero diversi concorrenti e qualcosa di più si capirà in vista delle manifestazioni di interesse l'11 settembre, non tutti infatti avrebbero scoperto le carte.

Questo sempre se, prima di quella data, il governo non deciderà per la nazionalizzazione, che potrebbe avvenire con l'esercizio del Golden Power, lo strumento che garantisce potere di veto al Governo su asset strategici ed è stato largamente esteso con il Decreto Liquidità. Il suo ombrello copre ora un'ampia lista di settori, fra cui banche assicurazioni e mercati finanziari.

D'altra parte il Copasir ha da tempo acceso i riflettori sul caso Borsa Spa e il presidente Raffaele Volpi si è attivato chiedendo al governo di "considerare immediate ed improrogabili valutazioni sugli strumenti utili da mettere in campo per intervenire in senso

proattivo in questa vicenda". Il Copasir ha avvertito Palazzo Chigi che incorrerà in una "grave responsabilità di inerzia" se non interverrà per "traguardare il futuro con la solidità di tutta la filiera economico-finanziaria".

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