Chiuso il traforo del Monte Bianco. Per la Confindustria è allarme Pil

"A rischio il 9,8%". Il progetto di una "seconda canna" pronta in 4 anni

Chiuso il traforo del Monte Bianco. Per la Confindustria è allarme Pil
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Una manciata di minuti dopo le 8, l'ultimo mezzo a passare sotto la volta è un autoarticolato. Da ieri e fino al massimo al 18 dicembre gli unici veicoli a entrare nel traforo del Monte Bianco saranno quelli delle imprese incaricate dei lavori di manutenzione. La chiusura totale sarà contenuta entro le nove settimane, non più le 15 come previsto inizialmente. Lo stop del Frejus ai mezzi pesanti dell'estate scorsa per una frana in Maurienne ha infatti cambiato i programmi. Rinviato al 2024 il più lungo cantiere-test per ristrutturare 600 metri di volta, quest'anno sotto il Monte Bianco saranno sostituiti tutti i 76 ventilatori e verrà rinnovato l'impalcato stradale nella zona centrale della galleria.

Il mondo della politica e dell'economia è in subbuglio da tempo, ma ora più che mai. Oltre a sollecitare una riapertura anticipata, il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, fa sapere di voler approfondire le «ricadute negative di questa chiusura». Per questo ha affidato studi socio-economici all'Università della Valle d'Aosta e analisi ambientali all'Arpa. Dal canto suo, Confindustria Valle d'Aosta lancia all'allarme per gli effetti delle possibili chiusure di 3-4 mesi l'anno fino al 2042, nel caso si procedesse dal 2024 con il rinnovamento della volta: «Siamo seriamente preoccupati. Stiamo parlando di quasi il 9,8% di Pil, 1.500 posti di lavoro che andrebbero persi e non più recuperabili», attacca il presidente, Francesco Turcato, secondo cui l'unica soluzione «è la realizzazione di una seconda canna».

L'opera osterebbe «1,2-1,3 miliardi e se si utilizzasse il metodo post ponte Morandi ci vorrebbero dai tre ai quattro anni per realizzarla: in cinque anni dal progetto, il tunnel sarebbe transitabile.A quel punto chiuderebbe quello vecchio lasciando il tempo alle imprese di lavorare».

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