I produttori cinesi di veicoli elettrici hanno ricevuto almeno 230,8 miliardi di dollari (215,3 miliardi di euro) in sussidi governativi tra il 2009 e il 2023. Questa è la stima, almeno, contenuta in uno studio del Center for Strategic and International Studies (Csis). Questo documento viene pubblicato poco dopo che gli Stati Uniti hanno quadruplicato le tariffe applicate a questi veicoli portandole al 100% e la Commissione europea ha annunciato tariffe aggiuntive fino al 38,1% (prima erano al 10%) a seguito di un'indagine mirata proprio a determinare se i sussidi di Pechino generassero concorrenza sleale per i produttori europei.
Gli aiuti del governo guidato da Xi Jinping sono stati elargiti sotto forma di esenzioni dall'imposta sulle vendite. Ma anche con sconti nazionali per gli acquirenti, finanziamenti per i punti di ricarica, programmi di ricerca e sviluppo per i produttori o acquisizione di veicoli da parte delle istituzioni. Il rapporto sottolinea che i finanziamenti ammontavano a circa 6,29 miliardi all'anno tra il 2009 e il 2017, quando il settore «era ancora in fase di decollo», per triplicare tra il 2018 e il 2020 e riprendersi «considerevolmente» a partire dal 2021. Scott Kennedy, analista del Csis specializzato in Cina, ha chiarito che queste stime sono «molto prudenti» in quanto non includono le politiche locali per incoraggiare il passaggio all'elettrico, il basso costo dell'elettricità, della terra o del credito o i sussidi offerti alla filiera. Un altro mondo rispetto alla Ue, dove si fatica a mettere in pista gli incentivi.
Secondo Kennedy, «per molti anni, le case automobilistiche cinesi sono rimaste molto indietro rispetto ai pionieri globali in Europa, Asia orientale o Nord America». Ora, però, «hanno colmato quel divario». Chissà che non si preparino a lasciarci indietro.
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