La tassa sui condizionatori ha allarmato e non poco i contribuenti italiani. Tra smentite e conferme, si è scatenato il caos mediatico su quanto e soprattutto su chi deve pagarla. Proviamo a fare chiarezza con cinque punti fermi sulla "tassa sul caldo".
La prima cosa da precisare è che il balzello nasce in sede europea. L'adeguamento messo in atto da parte del governo riguarda una normativa di carettere ecologico voluta da Bruxelles. La direttiva dovrebbe abbattere le emissioni di anidride carbonica e in questa logica, di fatto, i condizionatori vengono ritenuti pericolosi per l'inquinamento quanto i sistemi di riscaldamento e così col balzello si pensa ad un deterrente per spingere i consumatori a rinunciare a dispositivi inquinanti per acquistarne altri più ecofriendly.
Un altro punto da specificare riguarda i dispositivi che saranno interessati dalla nuova tassa. L'imposta, secondo quanto ha riferito il ministero dello Sviluppo economico, dovrebbe riguardare i condizionatori sopra i 12kw. Nelle nostre case, di solito, non superiamo mai i 2-2,5kw e di fatto le famiglie italiane potrebbero essere al riparo dal nuovo balzello voluto dall'Europa.
Bisogna però fare attenzione. I destinatari della nuova tassa non vengono decisi solo in base al dispositivo. A determinare il pagamento sarà anche il possesso del libretto relativo all'impianto. Il possesso del libretto fa scattare il pagamento dell'imposta. Ma anche su questo punto arriva l'ennesima precisazione del ministero dello Sviluppo economico. Secondo il Mise non tutti i proprietari di condizionatori hanno l'obbligo di detenere il libretto e il documento sarebbe escluso per i dispositivi che usano le famiglie. Ma la precisazione del Mise è un pò vaga. Bisogna vedere cosa faranno le ditte che installano i condizionatori, ovvero se rilasceranno o meno il libretto.
A questo punto bisogna capire chi davvero pagherà l'imposta. Di certo la pagheranno le attività commerciali, le aziende, hotel, ristoranti, ma anche studi professionali e centri commerciali. Per loro potrebbe arrivare un esborso di circa 200 euro all’anno.
A protestare contro il balzello sono arrivate le associazioni dei consumatori. Federconsumatori e Adusbef hanno denunciato in prima battuta il rischio, poi smentito dal Mise, che sulle famiglie possa abbattersi un nuovo salasso da 200 euro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.