Come, 'quota 100', soprattutto in questo periodo di covid che ha visto un crollo verticale dell'economia italiana e mondiale, può aiutare le problematiche delle persone e riequilibrare nell'economia reale, le profonde voragini e il pericolo di una recessione insostenibile, spettri che ormai spaventano e rendono incerto il futuro? E’ questa la risposta che il saggio scritto da Claudio Durigon già Sottosegretario per il Lavoro e le politiche sociali e Massimo Garavaglia, già Viceministro dell'Economia, dal titolo “La libertà di andare in pensione. Come ‘Quota 100’ ha cambiato il sistema previdenziale italiano” (edita da oVer Edizioni) con la prefazione di Matteo Salvini ha cercato di dare. Un saggio che si propone di raccontare, spiegare e dare delle risposte sull’importanza di 'quota 100' nell’economia del nostro paese, anche virtù come spiega Massimo Garavaglia: “Delle conseguenze economiche della crisi provocata dal Covid-19, nella consapevolezza che è compito della politica occuparsi della vita delle persone in un modo più ampio e, forse, più complesso tanto da consentire di realizzare i valori costituzionali di solidarietà ed eguaglianza”.
Ma perché conviene usare “Quota 100” chiediamo a Claudio Durigon?
“Perché si tratta di una sfida per il futuro, una scelta di libertà e con la sua flessibilità in uscita è ancora più attuale in questa fase di emergenza pandemica. Abbiamo visto che l’età fragile è scesa. Ai tempi della riforma avevamo tutti contro: l'Europa, Boeri, i giornali e il merito, se ce l'abbiamo fatta, è di Matteo Salvini. La misura pensionistica ha avuto un grande risultato: il tasso di disoccupazione giovanile era al 31%, con ‘Quota 100’ è sceso al 27,5%. In un contesto di crescita zero era l'unica soluzione, ora è anche più evidente”.
Con l’avvento del Covid è previsto un incremento delle richieste in uscita?
“Vedremo. Sta di fatto che ‘Quota 100’ ha tenuto al riparo la parte più fragile della società, gli anziani, permettendo a chi ha optato per questa riforma di restare a casa, evitando così un possibile contagio”.
Lei e Massimo Garavaglia sostenete che le pensioni sono una risorsa non solo per i pensionati ma anche per i giovani. Ci spiega meglio il concetto?
“Nel nostro saggio diamo conto di molti dati e illustriamo come le pensioni sono una risorsa non soltanto per i pensionati, ma anche per i giovani che, grazie alla riforma ‘Quota 100’, possono affrontare con meno ansie il proprio avvenire lavorativo. Partendo da una ricognizione del sistema previdenziale italiano, sin dalle fondamenta costituzionali, abbiamo posto in risalto quanto la materia delle pensioni sia strettamente collegata alla necessità di un nuovo welfare. Appare quindi opportuno sostenere la previdenza complementare per garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età, in relazione anche all’invecchiamento della popolazione”.
L’opera, ha sollevato il problema del cambio generazionale che nel nostro Paese è un po’ un’utopia. I giovani accedono al lavoro già “vecchi”. Come ‘Quota 100’ può dare un’accelerazione a questo processo?
“‘Quota 100’ rappresenta una sfida per il futuro a cui le classi dirigenti sono chiamate per affrontare un concreto ricambio generazionale, sconosciuto al nostro Paese. Questa riforma può efficacemente far fronte alle conseguenze dell’invecchiamento della forza lavoro sulla produttività che, senza dubbio genera, con il passare degli anni, un rallentamento delle performance lavorative. Ma c’è di più: può risolvere il problema dell’obsolescenza delle competenze, che ha conseguenze dirette sul rendimento nelle imprese e sulle prospettive di soddisfazione professionale e di carriera dei dipendenti; può, inoltre, garantire maggiore equità sociale nell’ambito del sistema pensionistico, allentando i vincoli posti dalle riforme più recenti. E’ in grado, infine, di andare incontro al desiderio di pensionamento anticipato dei lavoratori, che vorrebbero trascorrere i restanti anni della propria vita per dedicarsi ad un nuovo percorso”.
Per le pensioni si parla di spese insostenibili, secondo lei invece ‘Quota 100’ riequilibrerebbe le casse?
“La spesa pensionistica, come abbiamo dimostrato nel nostro libro, è sostenibile e basta scorporarla dalla spesa per l’assistenza, che dopo la pandemia dovrà essere inevitabilmente incrementata. ‘Quota 100’ non ha lo scopo di riequilibrare la spesa per le pensioni, ma è pensata per assicurare una longevità attiva a chi accede prima all’età pensionabile”.
Quanto la qualità di vita, in questo caso uscire prima dal mondo del lavoro con le pensioni, o accedere prima al lavoro per i giovani, sia importante per l’economia. Questo al momento viene visto da molti come un paradosso.
“Non è affatto un paradosso, perché chi ha dedicato tanti anni della propria vita al lavoro ha giustamente il diritto di andare in pensione. Come le 300mila persone che in base alla legge Fornero avrebbero dovuto continuare a lavorare e che invece, grazie a questa rivoluzionaria iniziativa, hanno riconquistato anni di vita. Ci sono poi tanti giovani che oggi hanno poche opportunità per entrare nel mondo del lavoro, perché a fronte di una professionalità acquisita con lo studio non trovano nella società le occasioni per mettere a frutto quanto imparato. ‘Quota 100’ ha aperto una finestra importante, permettendo a tanti giovani di inserirsi in un canale lavorativo altrimenti precluso. La politica ha il dovere di essere al servizio dei cittadini, non di creare ostacoli o difficoltà. Con questa riforma riteniamo di aver dato un contributo forte ed efficace”.
Nell’ambito della presentazione con la presenza di Matteo Salvini, autore della prefazione del saggio, c’è stato modo di parlare con lui anche della riforma della giustizia, tema estremamente delicato ma molto sentito in questo momento: "In questi giorni sto ricevendo numerosi attestati di solidarietà da parte di magistrati, giudici e avvocati che non hanno nulla a che vedere con una certa magistratura evidentemente ideologizzata. Uno dei primi provvedimenti che la Lega intende adottare una volta al Governo sarà in materia di giustizia. Si tratta di una riforma necessaria perché strettamente collegata al tema del lavoro.
Ho parlato più volte con imprenditori stranieri che non investono in Italia a causa della lunghezza infinita dei processi. È evidente che occorre una riduzione reale dei tempi dei processi per avere una certezza della pena; il sistema così com'è non funziona e va riformato quanto prima”.
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