Confindustria avverte: i danni della crisi come quelli di una guerra

Il Centro Studi di viale dell'Astronomia lancia l'allarme: un milione e mezzo di posti di lavoro in meno, Pil in flessione, consumi stagnanti

Confindustria avverte: i danni della crisi come  quelli di una guerra

Il Centro Studi di Confindustria pubblica oggi uno studio sullo scenario economica. E il dipinto tracciato è desolante. "Non siamo in guerra - scrivono da viale dell'Astronomia - ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto". Si ripercuotono sulle "parti più vitali del sistema Italia: l’industria manifatturiera e le giovani generazioni". E mettono a rischio il futuro del Paese.

Simili a quelli di una guerra sono "l'aumento e il livello dei debiti pubblici in quasi tutte le economie avanzate". Confindustria parla di un "abisso" in cui l'Italia è precipitata e a confermare l'idea ci sono le previsioni sul Pil, in flessione del 2,4% nel 2012 e dello 0,3% l'anno prossimo. I dati seguono gli incrementi avuti nel 2010 e nel 2011, pari rispettivamente all'1,8% e allo 0,4%.

Si contra il Pil. E lo fanno anche i consumi degli italiani, che per il 2012 non crescono. E anzi si contraggono. La domanda totale subirà una flessione del 4,3% - quando nel 2011 era ferma a -1%-. A far diminuire i consumi delle famiglie (-2,8%) ci pensano il calo di fiducia, al minimo storico, e un calo ulteriore del reddito reale disponibile. Se non bastasse ci sono poi "restrizione dei prestiti e aumento del risparmio precauzionale".

La situazione è drammatica anche sul fronte lavoro. Secondo i calcoli di Confindustria il 2013 si chiuderà con quasi un milione e mezzo di lavoratori occupati in meno rispetto all'inizio del 2008 (-5,9%).

A migliorare sono invece i conti pubblici, "vistosamente", secondo il Centro Studi. Ma non basta. Nel 2013 il deficit pubblico sarà a -1,6% del Pil, non al -0,1%, dato di dicembre. Addio dunque al pareggio di bilancio.

Nessuno lascerà l'Eurozona

Lo studio di Confindustria, "contrariamente all'opinione di molti analisti" punta sul rilancio della moneta unica. Nessun paese uscirà dall'Euro, l'evento "innescherebbe incontrollabili reazioni a catena di natura economica e geopolitica".

Riforma? "Non siamo contenti"

A margine della presentazione del report del Centro Studi, il numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi si concede una battuta sulla riforma

del lavoro e ai giornalisti confessa: "Non siamo assolitamente contenti. Mi auguro che superata l'approvazione ora si metta mano ad un aggiustamento nel senso più costruttivo soprattutto per le nostre imprese".

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