L'incubo dei conti correnti: così gli stipendi sono a rischio

Con le nuove regole in vigore dall'1 gennaio viene messa in discussione la liquidità. Come e perché: chi rischia

L'incubo dei conti correnti: così gli stipendi sono a rischio

I conti correnti di imprese e famiglie rischiano grossi guai: non saranno più consentiti gli addebiti automatici se non sarano disponibili sufficienti liquidità sui depositi bancari.

Le regole dell'Eba

Il potenziale stop agli addebiti automatici può diventare un boomerang e ripercuotersi anche sugli stipendi dei lavoratori: imprese e famiglie titolari di un conto rimasto "al verde" rischiano un improvviso stop ai pagamenti di bollette, stipendi, contributi previdenziali, rate di mutui e finanziamenti. Il Centro studi di Unimpresa spiega che tutto ciò è dovuto all'entrata in vigore delle nuove norme dettate dall’Eba, l’Autorità Bancaria Europea, che, dopo tre mesi di mancati pagamenti da 100 euro in su, impongono alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come "crediti malati". In assenza di fondi sufficienti a coprire il pagamento, la banca blocca l’operazione e cancella il relativo Rid (Rapporto interbancario diretto): ciò significa che il cliente della banca diventa moroso nei confronti del titolare del Rid.

Il rischio per le imprese

Poco tempo fa, sulle pagine del giornale (clicca qui), avevamo parlato del problema dei conti correnti in rosso. Per tutte le piccole e medie imprese, quindi, non solo c'è il rischio concreto di mancanza di piccola liquidità derivante dallo stop ai conti correnti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito. Come riportato dal Corriere, il quadro del settore bancario non è omogeneo e qualche banca sembrerebbe più orientata, almeno in una prima fase dell’applicazione delle nuove regole, a mantenere una linea più morbida, soprattutto nei confronti dei clienti conosciuti.

"Da gennaio, chi ha il conto corrente scoperto corre il rischio di risultare immediatamente moroso nei confronti di vari soggetti, dalle finanziarie all’Inps, dai dipendenti alle aziende cosiddette utility (energia, gas, acqua, telefono)", spiega il Centro studi di Unimpresa. In più, le nuove norme dell’Eba stabiliscono che per un mancato pagamento superiore a 100 euro, protratto per tre mesi, il cliente venga classificato come "cattivo pagatore" e viene inviata una segnalazione alla centrale rischi.

"Il nuovo quadro è preoccupante"

"Il nuovo quadro regolatorio, che non è stato sufficientemente spiegato dalle banche, è preoccupante. Non saranno più possibili nemmeno piccoli sconfinamenti e questo vuol dire, per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui", ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino.

Il rischo, adesso, è di una "fortissima stretta al credito, conseguenza inevitabile delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli arretrati".

La posizione di Bankitalia

"La nuova definizione di default non introduce un divieto a consentire sconfinamenti: come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono consentire ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido". Lo ha precisato in una nota la Banca d'Italia in cui annuncia l'entrata in vigore della nuova definizione di default prevista dal Regolamento europeo sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento.

Bankitalia pone l'accento sul fatto che le nuove regole, per l'Italia, sono più stringenti che in altri Paesi europei. La nuova definizione di default non introduce un divieto a consentire sconfinamenti: le banche, nel rispetto delle proprie policy aziendali, possono permettere ai propri clienti uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto, cioè oltre il limite di fido.

Come riportato da AdnKronos, "è importante che gli intermediari forniscano informazioni e assistenza ai propri clienti, per sensibilizzarli sulle implicazioni della nuova disciplina, aiutarli a comprendere il cambiamento in atto e adottare comportamenti coerenti con la nuova disciplina. La Banca d'Italia ha chiesto nei giorni scorsi a banche e intermediari finanziari di adoperarsi in tal senso".

Per la Banca d'Italia, non è corretto dire che è sufficiente uno sconfinamento di 100 euro per essere segnalati in default: "è necessario - sottolinea la Banca d'Italia- che lo sconfinamento superi la 'soglia di rilevanza', cioè che superi contemporaneamente sia la soglia assoluta (100 o 500 euro, a seconda della natura del debitore) sia quella relativa (1% dell'esposizione) e che lo sconfinamento si protragga per oltre 90 giorni consecutivi (in alcuni casi, ad esempio per le amministrazioni pubbliche, 180 giorni)".

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