I nostri conti pubblici sono fuori controllo. E conseguentemente la spesa. Vedi la situazione tragica di Roma Capitale. Dal punto di vista tecnico c'è una sola, per quanto dolorosa soluzione: un prelievo forzoso dalle tasche degli azionisti, cioè noi contribuenti.
Lo Stato italiano al centro come alle periferie non risponde mai a nessuno dei propri conti in «sprofondo rosso»; che dire del pozzo senza fondo degli sprechi delle controllate? Che poi e qui sta il vero problema nessuno conosce per davvero la portata della voragine. Nel Belpaese si tollera che lo Stato non abbia un bilancio consolidato.
L'azienda Italia è fatta così: non presenta il proprio bilancio. Perché lo ignora. Adesso il governo ha nominato due commissari straordinari per coordinare le attività di razionalizzazione, riqualificazione e revisione della spesa pubblica. Una storia già scritta in passato. Si ragiona sempre a valle del problema: beni immobili mai valutati correttamente, inefficace lotta all'evasione, spending review inconcludente. Saggezza vorrebbe che per curare la febbre si conoscessero le cause e l'entità malattia. Invece qui diventa impossibile diagnosticare. Io affiderei di corsa la patata bollente a società internazionali di revisione. Perché urge conoscere esattamente la reale situazione dell'attivo e passivo del nostro Paese. In modo che qualche politico illuminato, non certo succube di iniziative a fronte di voti, in un tempo ragionevole diciamo dieci anni possa mettere in atto misure efficaci per curare il malato grave. Sarebbe finalmente una buona notizia per le nuove generazioni.
Nel 2018 quasi due terzi delle emissioni di debito pubblico sono state coperte dagli
acquisti delle banche italiane. Che, tra l'altro, non prestando più soldi come possono costruire i loro bilanci? Malato chiama malato. Ecco perché l'Europa e le agenzie di rating ci guardano di traverso.www.pompeolocatelli.it
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