Di solito viene stipulato tra coniugi o, comunque, tra i componenti dello stesso nucleo familiare oppure tra i soggetti (fisici o giuridici) di una società. Il Conto corrente cointestato è una pratica molto diffusa e permette, a più persone, di accedere ed effettuare operazione sul medesimo conto.
Nei fatti si parla di contestazione quando si ha una stipula di un contratto tra le parti interessate e l'istituto bancario presso cui si decide di aprire il conto fermo restando il fatto che, de facto, nessuno ei soggetti dovrebbe essere titolare di più del 50% del deposito e quindi bisogna fare attenzione perché, nel caso in cui i versamenti arrivi da solo uno dei firmatari, l'Agenzia delle entrate potrebbe effettuare degli accertamenti per capire quale sia effettivamente la situazione e di chi sia effettivamente il denaro.
Ma andiamo per ordine e vediamo meglio di cosa si stratta.
Cosa è il Conto corrente cointestato
Si tratta, fondamentalmente, di uno degli strumenti comuni per la gestione del denaro e delle spese. A regolamentare questa tipologia di contratto è il Codice civile, all'art. 1854 che evidenza che “Nel caso in cui il conto sia intestato a più persone, con facoltà per le medesime di compiere operazioni anche separatamente, gli intestatari sono considerati creditori o debitori in solido dei saldi del conto”.
Ci sono varie tipologie di CC, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo de IlGiornale.It:
- Il conto a firma disgiunta implica che sul conto stesso possano operare tutti i soggetti allo stesso modo;
- l conto a firma congiunta secondo cui, per compiere le operazioni, è necessaria la presenza di tutti i cointestatari per le operazioni.
Esiste, poi, una forma ibrida in cui le parti stabiliscano quali operazioni necessitano della firma congiunta o meno.
Nello specifico, a regolare la condotta dei cointestatari è il Codice civile, con gli art.li 1298 e 1954 che riguardano la condotta interna tra intestatari e rapporti esterni con l'istituto di credito. Aprire il un Conto cointestato presuppone, inoltre, la possibilità di insorgenza di alcune situazioni particolari quali ad esempio:
- il passaggio del denaro tra cointestatari in caso di decesso di uno di loro
- le fattispecie legate al divorzio
- le fattispecie legate al pignoramento
Proprio questa particolarità hanno spinto la Cassazione a doversi esprimere modificando radicalmente l'impostazione del Conto corrente.
Cosa sta accadendo
La suprema Corte di Cassazione, con ord. n. 25684 del 22 settembre 2021, ha stravolto il principio per cui i soldi versati su un conto corrente cointestato siano, de jure, in comproprietà in parti uguali tra tutti i cointestatari.
L'ordinanza nasce a seguito di un accertamento dell’Agenzia delle Entrate a carico di due coniugi. L'Agenzia riteneva che la somma versata dalla moglie e poi prelevata dovesse essere tassata in capo al marito imprenditore, in quanto questa non costituiva una donazione al coniuge del 50% delle cifre per il solo fatto di avere un Cc cointestato; dunque, i giudici, nel dare ragione alle Entrate hanno definito, nella fattispecie specifica, che nel caso in cui la provenienza sia chiara da parte di una solo dei due cointestatari, l'accensione di un Cc non presuppone la possibilità che quelle quote non siano soggette a tassazione Irpef: "Il versamento di una somma di denaro da parte di un coniuge su conto corrente cointestato all’altro coniuge non costituisce di per sé atto di liberalità."
Nei fatti la Cassazione ha stabilito che i soldi depositati siano
proprietà di chi li ha versati e appartengono a chi poi li utilizza attraverso prelievi e spese varie. Di conseguenza le somme diventano tassabile ai fini Irpef in quanto andrebbero a cumularsi al proprio reddito imponibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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