Le pensioni sono il vero banco di prova del nuovo esecutivo. La questione previdenziale è probabilmente l'architrave delle riforme che il governissimo di Draghi deve affrontare. In primo luogo a chiedercelo è stata l'Europa con le raccomandazioni della Commissione sul Recovery Fund che prevedono una piena attuazione della Fornero. Il governo Conte si è limitato solo a confermare l'estinzione di Quota 100 a fine 2021, ma non ha fornito indicazioni su come questa riforma possa essere sostituita da un'altra senza costringere milioni di lavoratori ad abbandonare il posto solo a 67 anni. Va detto che la riforma previdenziale è la grande assente nel discorso programmatico di Mario Draghi alle Camere, ma di fatto è un punto su cui il
governo non potrà far finta di nulla con la scadenza di Quota 100 ormai dietro l'angolo.
La prima cosa da fare sarà quella di evitare lo "scalone trappola" proprio per la messa in soffitta della riforma fortemente voluta dal Carroccio. E di fatto proprio su Quota 100 il premier avrebbe pochi dubbi: non ci sarà la proroga.
Cosa c'è dopo Quota 100
Come riporta il Sole 24 Ore, dalle parti della Lega non si spera nemmeno in una mini proroga. Il sistema a quanto pare verrà totalmente rivisitato con una nuova norma che possa adattarsi bene con la legge Fornero che comunque vada resterà sul campo. Un'ipotesi sul tavolo è quella di puntare tutte le fiches su un sistema contributivo con una variazione dei coefficienti di trasformazione. Il tutto accompagnato anche da un intervento sulle soglie per il pensionamento. Ma nel piano del premier potrebbe entrare un intervento ben più corposo e soprattutto più strutturale. Una nuova definizione del sistema Welfare che possa dare vita ad un "Testo unico" sul piano previdenziale.
E questo nuovo sistema agirebbe sia sul fronte delle pensioni di garanzia per chi avrà un assegno calcolato sul contributivo secco ma anche sul fronte fiscale incrementando l'uso di uno strumento che non è del tutto decollato: la pensione integrativa. Probabilmente l'esecutivo potrebbe varare una massiccia campagna sulla previdenza complementare incentivandone l'uso con sgravi fiscali più pesanti rispetto a quelli già in vigore.
Assegni, rivalutazione e part-pension
Un altro tema caldo è quello che riguarda la rivalutazione degli assegni. Il governo Conte aveva tentato una proroga dell'attuale sistema penalizzante fino a dicembre del 2022. Solo le proteste delle opposizioni e la mosse dei sindacati hanno lasciato la scadenza prevista del sistema in vigore al 31 dicembre 2021. Dall'1 gennaio 2022 dovrebbe tornare un sistema di rivalutazione premiante degli assegni, una svolta che milioni di pensionati attendono da tempo dato che da parecchi anni devono accontentarsi di briciole con le rivalutazioni calmierate.
Infine, come ha ricordato il Sole potrebbe entrare sul campo una variabile non da poco: la part-pension. Un sistema che potrebbe permettere un allungamento dell'età produttiva con un alleggerimento della pressione sulle casse previdenziali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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