L'inflazione negli Stati Uniti è al 6,8% mentre nell'Eurozona al 4,9%, percentuale mai così alta dal 1991. Si tratta di un grande problema che va risolto quanto prima dal momento che colpisce da vicino le famiglie in vari modi.
Il primo impatto sarà sulle bollette energetiche, in netto aumento. Ma viene danneggiata anche la platea dei mutuari. In Italia si tratta di una categoria molto grande dal momento che sono oltre 200mila, considerando nuovi contratti e surroghe, i mutui che vengono stipulati ogni anno. L'inflazione, infatti, nel corso del 2021 ha fatto salire l'Euris. Ques'ultimo è l'indice che viene utilizzato dalle banche per calcolare la rata del mutuo a tasso fisso. Lo scorso gennaio era a -0,02%, oggi intorno allo 0,47%. Perlomeno, non salgono ancora gli indici Euribor, ossia il parametro utilizzato per i mutui a tasso variabile, ancora a -0,5% sulle scadenze a uno e tre mesi. Come sottolinea il Sole 24 Ore, però, non tutti sono nella stessa situazione. Infatti, è necessario distinguere tra coloro che già stanno pagando un mutuo e coloro che sono in procinto di stipularne uno.
Le casistiche
Per coloro i quali che già hanno un finanziamento ipotecario a tasso fisso, l'aumento dell'inflazione è una bella notizia. La rata non viene intaccata perché protetta, appunto, dal tasso fisso. E poi perché in termini reali, il tasso da pagare è ancora più basso. Per questa categoria vale il principio economico secondo il quale i debitori sono avvantaggiati dall'aumento dell'inflazione perché i debitori sono avvantaggiati da un aumento dell'inflazione perché la quota reale da restituire si riduce.
Discorso diverso, invece, per gli investitori i quali devono fare i conti con dei rendimenti reali molto bassi. Volendo fare un esempio, Btp a 10 anni offre un rendimento nominale dell'1% annuo nel 2021. Questo, vista l'inflazione al 3,7% in Italia, genererà un tasso reale negativo per i risparmiatori che lo detengono.
Si crea un danno anche per chi sta già rimborsando un fisso: le banche aumentano i tassi suoi nuovi mutui di surroga. Per questo è difficile trovare la possibilità di surrogare, vale a dire spostare il vecchio mutuo presso una nuova banca a condizioni migliori.
Chi sta pagando un mutuo variabile, nel 2021, non ha subito alcun aumento delle rate perché gli Euribor sono rimasti fermi a -0,5%. Questi non seguono le dinamiche dell'inflazione ma si muovono solo quando i mercati anticipano un rialzo dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale europea. Ciò non toglie però che potrebbe esserci un aumento in prospettiva visto che è previsto, da qui al 2027, un aumento dell'Euribor da -0,5% a +0,4%. In cifre ciò vorrebbe dire un aumento di 90 punti base del tasso da pagare da qui a cinque anni. Vale a dire 35-40 euro al mese per chi ha un debito residuo di 100mila euro. Va però detto che dell'aumento dei tassi da parte della Bce se ne parla da tempo. Negli ultimi 6 anni i future hanno sempre ipotizzato dei rialzi di questo indice che finora sono sempre stati smentiti nei fatti.
L'inflazione causerà un danno a chi ha intenzione di stipulare un nuovo mutuo a tasso fisso. Mentre a inizio anno le offerte includevano anche mutui intorno allo 0,5%, oggi è impossibile scendere sotto l'1%. Il tasso medio delle migliori offerte si trova intorno all'1,1%. Si tratta comunque di tassi bassi.
In conclusione, qualche problema l'inflazione per i mutui, l'inflazione lo sta causando.
Allo stesso tempo però va detto che si tratta di complicazioni di lieve entità e non per tutte le casistiche. Lo scenario da evitare è che gli Eurirs salgano di più rispetto al livello attuale dello 0,47% perché a quel punto avremmo dei nuovi mutui a tasso fisso molto più alti rispetto a quelli attuali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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