Anche in piena emergenza Covid, il mercato dell'ospitalità di alta gamma, rimane attraente per gli investitori come Leonardo Del Vecchio. Ieri infatti Covivio (nata dalla fusione tra Beni Stabili e Foncière des Régions e di cui l'imprenditore ha il 26% del capitale) ha rilevato da Värde Partners la collezione The Dedica Anthology, otto hotel di lusso di cui quattro in Italia: Palazzo Naiadi a Roma, Dei Dogi a Venezia, Bellini sempre a Venezia e Palazzo Gaddi a Firenze.
L'operazione, annunciata a gennaio e arrivata in porto dopo otto mesi, si è chiusa a 573 milioni rispetto ai 600 milioni inizialmente previsti. Quest'ultima cifra tuttavia, secondo fonti vicine al fascicolo, comprendeva 60 milioni di investimenti preventivati fino alla definizione dell'accordo e solo in parte poi effettuati (quindi ora a carico di Covivio). Gli hotel portano in dote 1115 camere (488 in Italia) e saranno gestiti da Nh Hoteles con un contratto di locazione da 15 anni (prolungabile a 30) che garantisce a Covivio un canone minimo del 4,7 per cento. «Malgrado una crisi senza precedenti, con questo investimento Covivio conferma la propria fiducia nella solidità del settore alberghiero e nella sua capacità di ripresa», si legge in una nota del gruppo con un patrimonio di 25 miliardi (6,8 nel comparto alberghiero).
«L'operazione chiusa ieri è un ottimo segnale per il mercato dell'ospitalità italiano su cui si riscontra un forte interesse da parte degli investitori istituzionali (il 40% circa del mercato) attratti dall'assenza di stagionalità assicurata dalle nostre città d'arte e dal redditizio flusso di turisti stranieri», commenta Monica Badin, consulente del dipartimento hospitality di World Capital. Un investitore istituzionale, come spiega Badin, rilevando la proprietà dell'hotel e lasciando la gestione a una catena internazionale, può aspettarsi un rendimento netto di almeno il 7% annuo. Non poco in un'epoca di tassi negativi. Il fatto è che gli investitori sono ancora in una fase attendista. «Il compratore si aspetta un ribasso tra il 15 e il 20%, il potenziale venditore per ora resiste. Ci aspettiamo comunque che, a partire dal prossimo anno, il numero delle compravendite cresca anche in seguito alle conseguenze dell'emergenza Covid», prosegue l'esperta. Secondo indiscrezioni stampa di qualche settimana fa, anche Lvmh si starebbe muovendo sul Belpaese. Il colosso del lusso internazionale, dopo aver rilevato a fine 2018 il gruppo Belmond, avrebbe messo gli occhi sull'Hotel Quisisana di Capri (e, più in generale, sul gruppo Morgano) che tuttavia ha risposto a Bernard Arnault di non essere in vendita. Ma il mercato italiano conta su 32.896 alberghi (per un patrimonio immobiliare complessivo calcolato, da uno studio di World Capital in 117 miliardi). «E le opportunità non mancano», ribadisce Badin sia per gli istituzionali che per i privati.
«L'investitore istituzionale cerca hotel dalle quattro
stelle in su, con almeno 80 camere, nelle principali città (Milano, Roma, Firenze e Venezia e, a seguire, Bologna, Torino e Napoli) o destinazioni iconiche del turismo internazionali (Capri e Cortina)», ha concluso Badin.
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