Il mercato delle criptovalute vale a livello globale oltre 3.500 miliardi di dollari, con un'aggiunta tonda di mille miliardi di valore di mercato a novembre sulla scia dell'effetto Trump. Nonostante questa crescita esponenziale, gli asset digitali occupano ancora una fetta marginale della torta degli investimenti globali: i titoli quotati nelle piazze finanziare superano a livello globale quota 112mila miliardi di dollari e anche l'oro, da solo, vale circa 18mila miliardi.
Negli ultimi 12 mesi la «cripto mania», complice anche l'arrivo a inizio 2024 negli Stati Uniti dei primi Etf spot Bitcoin proposti da giganti dei fondi quali BlackRock e Fidelity, ha prodotto un'impennata del 140% del valore dei circa 22mila token presenti sul mercato. A fare la parte del leone è ancora il bitcoin che sfiora i 2mila miliardi, contando per circa il 60 percento del totale, seguito da Ethereum con il 13% circa.
Le cripto-attività fanno proseliti nei principali paesi con gli Stati Uniti saldamente primi con il 16,6% di quota di mercato, seguiti dall'India con il 9,4%, e dal Brasile con l'8,1%. L'Italia non figura tra i paesi più inclini ad abbracciare questi nuovi asset. I numeri sono ancora relativamente bassi, anche se in forte crescita: 2,22 miliardi di euro investiti da parte di 1,35 milioni di italiani a metà del 2024, valori in crescita di ben il 64% nell'arco di un anno con però forti fluttuazioni verso l'alto così come verso il basso. In media gli italiani detengono 1.600 euro su bitcoin & co; i più attratti dal mondo degli asset digitali sono i Millenial (37% del totale), anche se la fascia tra 40 e 60 anni, pur rappresentando il 28% del totale, è quella che investe somme più ingenti (49% del totale).
La Fabi, che ha fornito una «Guida sulle criptovalute», ricorda che si tratta di una particolare forma di investimento «non regolamentata a fondo e, pertanto, soggetta a rischi rilevanti anche alla luce della loro estrema volatilità»; possono essere utilizzate come mezzo di scambio oppure scelte come tipo di investimento. Non essendo emesse e regolate da un'autorità centrale riconosciuta, le cripto non hanno corso legale e quindi nessuno può essere obbligato ad accettarle come mezzo di pagamento.
Come suggerito anche dalla Consob e da Bankitalia, occorre prestare la massima attenzione prima di scegliere se e come investire in questo settore in quanto esistono rischi di natura operativa, che riguardano la protezione e la sicurezza informatica. Gli emittenti e le società che gestiscono cripto-attività sono stati più volte oggetto di cyber attacchi che hanno portato in alcune circostanze alla perdita totale da parte degli utenti dei loro portafogli in criptovalute.
«Sono il simbolo di un mondo in continua evoluzione, ma anche di un panorama che si presenta con enormi rischi per i risparmiatori», è l'avvertimento del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Chi decide di acquistare criptovalute «deve sapere che non si tratta di valute come l'euro o il dollaro, ma di strumenti di investimento altamente speculativi e, soprattutto, non regolamentati.
Questo significa che, in caso di perdite o truffe, non esistono strumenti di tutela legale e contrattuale che possano proteggere il cittadino», ha aggiunto Sileoni che sollecita da parte di istituzioni e autorità di vigilanza un rafforzamento del quadro normativo «per garantire una maggiore sicurezza agli investitori». In questo quadro l'educazione finanziaria riveste un ruolo chiave in quanto «solo con consapevolezza e piena conoscenza possiamo gestire un fenomeno potenzialmente pericoloso in una opportunità».
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