Matteo Ugetti, Giovanni Bruno e Alberto Dello Strologo. Sono i tre commissari straordinari che dovranno tentare di salvare la continuità aziendale di Condotte d'Acqua, in base alla legge Marzano. Ieri sera i nomi sono stati estratti a sorte, in seduta pubblica presso il Ministero dello Sviluppo, nell'ambito di tre short list individuate tra i 260 candidati che si erano presentati. Nel gruppo dei manager (il primo elenco arrivato in finale) è stato scelto Matteo Ugetti, in quello degli avvocati Giovanni Bruno, nella short list dei commercialisti Alberto Dello Strologo. Questa procedura, spiega una nota del Mise, prevede un elenco qualificato di persone, selezionate da una commissione di esperti, che consentirà al ministro Luigi Di Maio di non avere alcuna discrezionalità. «In tal modo verrà garantita la massima trasparenza e l'identificazione dei candidati migliori», sottolineano al ministero.
Il gruppo di costruzioni in Italia, presieduto da Franco Bassanini, esce così dall'impasse che rischiava di far precipitare una situazione già difficile. Una scossa è arrivata nei giorni scorsi dall'appello lanciato dai lavoratori del gruppo che sono più di 1.000 e che attendono il pagamento anche di stipendi arretrati. Ci sono voluti 19 giorni per arrivare al decreto del ministro. Un tempo prezioso per un'impresa a un passo dal fallimento. Tanto che Unicredit, per esempio, ha bloccato l'accredito dei bonifici degli stipendi dei dipendenti, proprio perché attendeva l'arrivo di un commissario.
Una delle ragioni per cui la crisi si è avvitata, a parere di molti, è il forte ritardo con cui paga la Pubblica Amministrazione: a fine 2016 (ultimo bilancio approvato) i conti mostravano crediti verso la Pa per circa un miliardo, esattamente quanti sono i debiti commerciali del gruppo. Cui si aggiungevano 767 milioni di debiti con le banche.
A chiedere l'avvio dell'amministrazione straordinaria al Ministero dello Sviluppo Economico è stata la stessa Condotte, che contestualmente ha presentato sia lo stato
d'insolvenza, sia appunto la richiesta di nomina di un commissario. La proprietà Ferfina aveva cercato, invano, di vendere asset e di avviare trattative con alcuni potenziali investitori, prima il fondo Oxy, poi il fondo Attestor.
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