Ormai possiamo dirlo: l'Unione europea non sta affrontando con giudizio la cosiddetta transizione ecologica. Che poi ha stretta parentela con la transizione energetica. Anziché prendersi il tempo necessario per studiare in profondità la spinosa materia, in quel di Bruxelles si è scelto di prendere una scorciatoia pericolosa, affidando la soluzione della sfida al cambiamento climatico a interventi green totalmente in conflitto con lo stato delle cose. E, dunque, fuori dalla realtà. L'esempio più eclatante riguarda gli effetti della decisione di imporre un taglio del 100% delle emissioni di Co2 delle automobili a partire dal 2035. Quindi lo stop definitivo alla commercializzazione di vetture con motore a combustione interna. Una vera catastrofe per il settore dell'automotive.
Dal punto di vista del danno sociale si stima per l'Italia l'uscita dal mondo del lavoro di circa 70mila persone. Non è una politica sensata quella che decide senza una valutazione che tenga conto di tutti i fattori in gioco. L'accelerazione esclusivamente sul terreno di politiche green aggressive è la testimonianza drammatica di un imbarazzante deficit di realismo. Una transizione viziosa. Che ha un'origine culturale. L'Unione europea ha nella sostanza adottato i criteri nefasti della cosiddetta decrescita felice. Per quel pensiero è sempre e comunque sbagliato adoperarsi, a tutti i livelli, per crescere, per un benessere individuale e di comunità. Per costoro tale impegno è solo foriero di infelicità. Quindi: decrescere è la soluzione ai mali del pianeta.
Non credo che i 70mila italiani del comparto dell'auto che rischiano di perdere il posto di lavoro siano particolarmente felici di decrescere.
Certo, qualcosa di serio e coraggioso in materia di contrasto al cambiamento climatico va attuato. Ma la nuova Bruxelles sfrutti la stagione della transizione con giudizio; con decisioni che tengano in gran conto la realtà. Insomma: una transizione ecologica per una crescita felice.www.pompeolocatelli.it
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