Sembra aver invertito la rotta il tasso di disoccupazione nel I trimestre dell'anno. Dopo essere cresciuto ininterrottamente dal terzo trimestre del 2011, il dato calacolato dall'Istat scende al 13,0% (-0,6 punti percentuali in confronto a un anno prima). La riduzione riguarda sia gli uomini sia le donne, interessa il Nord (-0,4 punti) e soprattutto il Mezzogiorno (-1,2 punti), ma i divari territoriali restano elevati (con valori dell'indicatore del 9,0% e 20,5% rispettivamente). Nelle regioni del Centro, invece, il tasso sale al 12,1% (+0,1 punti). Nel primo trimestre 2015 prosegue la diminuzione del numero degli inattivi di 15-64 anni (-0,4%, -51 mila unità) dovuta soltanto ai 55-64enni, a fronte di un aumento nelle altre classi di età.
E puntuale arriva il commento del premier Matteo Renzi via Twitter: "Dati Istat: abbiamo 159mila occupati in più in aprile primo mese pieno di Jobs act. Avanti tutta su riforme: ancora più decisi #lavoltabuona".
Sembrerebbe anche merito del Jobs Act che "ha il potenziale per migliorare drasticamente il mercato del lavoro" in Italia, riducendo le dualità e garantendo sussidi universali alla disoccupazione, aumentando così la condivisione dei rischi e migliorando notevolmente la rete delle garanzie sociali". È quanto sottolinea l'Ocse nell'Economic Outlook del 2015 sulla riforma del lavoro italiana. L'organizzazione sottolinea che il tasso di crescita dell'occupazione è tornato "positivo dopo un lungo periodo di calo" e che "il miglioramento delle prospettive di crescita sta iniziando a incoraggiare i lavoratori a tornare nel mercato del lavoro". Nonostante questo, si aggiunge, "il tasso di disoccupazione resta elevato". Infatti, sembra troppo presto per cantar vittoria, visto che in Italia il problema del lavoro è sempre più un'emergenza.
E sempre secondo l'Ocse, la crescita globale "si rafforzerà gradualmente e si avvicinerà al suo ritmo medio passato verso la fine del 2016", ma "le prospettive non sono soddisfacenti: nonostante i venti favorevoli e le azioni politiche, l'investimento reale è stato tiepido e la crescita della produttività deludente". Lo sottolinea la capo economista dell'Ocse, Catherine Mann, nell'introduzione all'Economic Outlook. "Prevediamo che la crescita sia più condivisa tra le regioni del mondo, con squilibri esterni in generale inferiori a quelli pre-crisi - spiega - I mercati del lavoro stanno gradualmente guarendo nelle economie avanzate. I rischi di deflazione sono arretrati. Ma all'economia globale diamo solo la sufficienza minima, B-".
Perchè "il punto di partenza è di cattivo auspicio: il primo trimestre 2015 ha visto la crescita globale più debole dall'inizio della crisi", con in particolare un "calo particolarmente acuto" negli Usa. Questo passaggio a vuoto è "il risultato di fattori temporanei", ma le prospettive non sono soddisfacenti, anche se l'anno prossimo dovrebbe veder arrivare la ripresa.
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