Il governo tira dritto sulla legge Capitali, con buona pace di chi parla di rinvii per l'entrata in vigore delle nuove norme sulla governance delle società quotate. A metterci una pietra sopra è l'influente sottosegretario all'Economia, Federico Freni (in foto), in occasione del convegno organizzato da Assogestioni, l'associazione di categoria dei fondi che ha mosso critiche alla riforma. «Il governo societario è una clausola di gestione essenziale per la vita economica del paese», ha detto Freni, «non esiste una revisione che sia lontana dal dialogo». Il che significa «confrontarsi nel merito di tutti i problemi, ma alla fine è la politica che decide». E la scelta è che su lista del consiglio e voto di lista - tra le misure più discusse - non si torna indietro. «Le riforme non si fanno sui giornali», ha proseguito Freni, «non si fanno con gli annunci o avvelenando i pozzi». Il riferimento è a chi paventa una fuga degli investitori esteri qualora entrasse in vigore la riforma così com'è. «Dialogo non significa essere sempre d'accordo, vuol dire ascoltare tutti». Poi il sottosegretario entra nel merito: «Se è vero che il voto di lista non è prassi, possiamo dire che nel nostro ordinamento il voto di lista sia la cura giusta per il nostro sistema». La legge, che regola anche le procedure per presentare la lista del consiglio d'amministrazione, mira a bilanciare l'influenza in cda dei soci rispetto a quella di manager talvolta inclini a perpetuare il proprio potere. Hanno fatto scuola le battaglie in Generali e Mediobanca, in cui i soci Delfin e Caltagirone si sono scontrati con la lista del cda per il controllo dei due istituti.
Intanto la Consob ieri ha avviato le consultazioni preliminari con il mercato finanziario sulle disposizioni attuative in materia di lista dei cda uscenti.
Un processo che si concluderà «in tempo utile per le procedure di rinnovo degli organi sociali che si svolgeranno nel 2025», a partire proprio da quello di Generali che avverrà in primavera. Un appuntamento dove si misureranno le conseguenze del temuto effetto domino innescato dall'alleanza Bpm-Delfin-Caltagirone nata in seno all'operazione Monte Paschi.
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