Era partito con le migliori intenzioni ma, strada facendo, sono emerse numerose criticità: stiamo parlando del Superbonus 110%, nato come strumento per sistemare casa senza spendere nemmeno un euro. Strada facendo, però, sono emersi tanti dubbi, vediamo quali.
Il significato di Superbonus 110%
Potrà sembrare superfluo ma è bene ricordare che questa misura varata dallo Stato è "un’agevolazione introdotta dal decreto Rilancio che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici". E fin qua, ci siamo. Il bonus prorogato fino a tutto il 2023 (quindi per altri due anni) presenta, però, numerose criticità: uno dei rischi maggiori, sembra inverosimile, ma è quello di dover pagare tutto di tasca propria come accadrà ai proprietari di villette ma con un Isee superiore a 25mila euro perché nella prima versione della maxi-agevolazione questo limite non esisteva.
I rischi sulla fattura
Uno degli incentivi maggiori riguarda la possibilità di recuperare, ovviamente, tutte le spese effettuate tramite la cessione del credito di imposta o lo sconto in fattura: purtroppo, però, capita che questa situazione fallisca. Come riportato da laleggepertutti, per applicare il superbonus il Fisco fa riferimento al contratto tra chi incarica il lavoro e l’impresa che lo esegue. Per far sì che si possa godere dell'agevolazione, è necessario che un tecnico abilitato certifichi il vero risparmio energetico grazie ai lavori ed il salto di due classi energetiche (o di una, se il doppio passaggio è impossibile da fare) come richiede la norma. Però, se l'impresa fallisse o il contenuto dell'asseverazione non fosse rispettato, l'Agenzia delle Entrate potrebbe decidere di farsi pagare tutta la somma da chi ha fatto partire i lavoro (cioè il povero cittadino).
Non c'è l'impresa per gli interventi
Sembra un paradosso, ma una o più imprese possono rifiutarsi di fare i lavori perché, come affermato da molti imprenditori, "il gioco non vale la candela": il problema principale è che la norma del 2020 impone alcuni prezzi che non vanno superati. Il primo compito del tecnico abilitato, infatti, è controllare che queste cifre rimangano al di sotto quanto stabilito dal Ministero dello Sviluppo Economico. La legge non impone il prezzo dei materiali, motivo per il quale se il materiale per realizzare un cappotto termico viene alzato, l'impresa si troverebbe spiazziata guadagnandoci pochissimo (o nulla) preferendo eseguire altri lavori. Oppure, come già accaduto, l'alternativa è rappresentata dal pagamento in nero di una parte di lavori rischiando pesanti sanzioni.
Valutazione energetica sbagliata
Un altro rischio, nemmeno così remoto, è quella di calcolare in modo errato la valutazione energetica rendendosi conto che, alla fine dei lavori, non si arriverà dove promesso inizialmente.
Per evitare di sbagliare in partenza, non bisogna affidarsi al primo tecnico su Internet ma a gente referenziata e abilitata che sà quel che sta andando a fare: la valutazione della prestazione energetica di un edificio non è scontata e vanno calcolati anche i più piccoli dettagli, dalle dispersioni di calore di muri e tetti alla sostituzione di una caldaia dove potrebbe non essere sufficiente un cappotto termico. Insomma, i rischi sono in agguato: premunitevi prima di dover rimpiangere di aver dato il via ai lavori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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