Eni batte le stime e corre sulle cessioni

Profitti a 4,1 miliardi e maxi raffineria in Malesia. Descalzi: "Piano per la chimica"

Eni batte le stime e corre sulle cessioni
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Una forte accelerazione al piano di dismissioni e numeri semestrali oltre le stime, in particolare sul fronte della produzione, mettono le ali al titolo Eni che ha chiuso la seduta in cima al listino a 14,49 euro (+3,3%). In particolare, nel secondo trimestre il gruppo ha registrato un utile operativo proforma adjusted di 4,1 miliardi (-3% anno su anno), contro i 3,77 miliardi previsti dal consenso, e un utile netto adjusted di 1,5 miliardi, in calo del 21% rispetto al secondo trimestre 2023, ma superiore alle stime (1,42 miliardi). L'utile netto del primo semestre si porta così a 3,1 miliardi (-36%). Il flusso di cassa adjusted ha raggiunto 3,9 miliardi, portando a 7,8 miliardi quello dell'intero semestre e coprendo i fabbisogni per investimenti e i dividendi (2 miliardi).

Alla luce dei risultati, il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha rivisto al rialzo le stime sull'ebit dell'intero 2024, portandole a circa 15 miliardi. Il flusso di cassa è atteso a 14 miliardi.

In particolare, sul fronte delle operazioni straordinarie, Eni «sta realizzando il piano di dismissioni molto più velocemente di quanto previsto», ha dichiarato l'ad Descalzi spiegando che «è emerso un valore migliore di quanto previsto, in particolare su Enilive».

In particolare, «le operazioni annunciate, in Alaska e in Nigeria - ha spiegato Descalzi - ridurranno il nostro leverage (rapporto tra debiti e attivi) di circa 3 punti percentuali, mentre la vendita di un 20-25% di Enilive avrà un impatto migliorativo di un ulteriore 5-6%. Stiamo inoltre lavorando a diverse altre transazioni, che contribuiranno ulteriormente al calo del debito». Insieme ai proventi delle dismissioni - principalmente Plenitude e Saipem per circa un miliardo - il cash flow ha consentito di ridurre l'indebitamento del semestre a 12,1 miliardi.

«La forte generazione di cassa e la rigorosa disciplina finanziaria consentono la competitiva remunerazione degli azionisti», ha assicurato il ceo secondo cui tutto questo «velocizzerà il piano di riacquisto di azioni proprie da 1,6 miliardi». Considerato il minore livello atteso di debito netto, nel terzo trimestre Eni valuterà un potenziale incremento del valore del buyback di 500 milioni. Al 19 luglio 2024, il gruppo risulta aver acquistato circa 21 milioni di azioni con un esborso di 300 milioni.

Sul fronte qualitativo, a spingere i conti è stata una crescita a due cifre della divisione Esplorazione e Produzione: l'utile operativo proforma adjusted di 3,5 miliardi nel secondo trimestre segna un aumento del 26% rispetto al secondo trimestre 2023 e del 6% su base sequenziale, soprattutto grazie alla crescita della produzione (+6%) a 1,71 milioni di barili al giorno, più alta del consenso (1,69 milioni). Male invece la chimica (-7%) per la quale, secondo quanto dichiarato dall'ad al Giornale, è «allo studio un piano di ristrutturazione che tutelerà l'occupazione, ma prevederà una rifocalizzazione delle competenze».

Sempre ieri Eni ha annunciato lo sviluppo di una bioraffineria situata in Malesia con Petronas ed Euglena.

Si prevede che sarà operativa entro il secondo semestre del 2028 e produrrà Saf (carburante sostenibile per l'aviazione) e altri biocarburanti quali l'Hvo (olio vegetale idrogenato) per meglio soddisfare le crescenti richieste del settore aereo e dei trasporti su strada.

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