Eni, cessioni in Africa. Descalzi: "Non è deciso"

L'ad non conferma. L'operazione vale un miliardo

Eni, cessioni in Africa. Descalzi: "Non è deciso"
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Eni ieri è stata tra i migliori titoli di Piazza Affari chiudendo in rialzo dello 0,8% a 13,9 euro. A sostenere le quotazioni è stata la notizia riportata da Bloomberg secondo cui il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi (in foto) starebbe progettando di vendere una quota delle sue attività upstream in Costa d'Avorio in un'operazione che potrebbe valere circa un miliardo di euro. In particolare, Eni starebbe lavorando con vari advisor, tra cui Standard Chartered, sulla potenziale vendita fino al 30% della società ad hoc, registrando l'interesse di operatori del settore in Asia. Le trattative sarebbero ancora in una fase iniziale e si starebbe ancora valutando l'entità effettiva della quota che potrebbe essere venduta.

La strategia quadriennale di Eni mira a raccogliere circa 8 miliardi di euro da alienazione di attività. Descalzi intende seguire il «modello satellite», ovvero la separazione delle unità operative e la collaborazione con investitori esterni con l'obiettivo di quotarle in Borsa. La società ha già attuato questa strategia con le rinnovabili di Plenitude e sta pianificando la stessa strategia per la divisione di bioraffinazione e mobilità Enilive. Le operazioni di Eni in Costa d'Avorio includono anche Baleine, un giacimento offshore di petrolio e gas che rappresenta la più grande scoperta di idrocarburi mai effettuata nel Paese africano.

«Non faccio commenti perché sono cose che avvengono o non avvengono. Sono questioni delicate. È una indiscrezione e io in genere non le commento», ha replicato Descalzi, interpellato a margine della Ceo Conference di Mediobanca nella quale il tema energia ha rappresentato uno dei focus di discussione.

«Le criticità le stiamo vivendo adesso e penso ce ne saranno anche in futuro ma ritengo che bisogna essere ottimisti e lavorare», ha sottolineato il manager. Descalzi non si è invece sbilanciato sull'esito delle elezioni europee che potrebbe determinare un rallentamento nella riconversione green. «Dipende da come sarà formata la Commissione», ha tagliato corto.

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