Non è un paese per giovani l’Italia. C’è poca mobilità del lavoro e a rimetterci, oltre alle nuove generazioni, sono anche le aziende. Per questo, un po’ a sorpresa, nella patto per la produttività, è spuntata una proposta che assomiglia più a un patto generazionale: part time per i lavoratori più anziani, in via di pensionamento, in modo da favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
La proposta è nella bozza del documento messo a punto dalla associazioni datoriali (Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese, Alleanza Cooperative) come contributo alla proposta che tutte le parti sociali, quindi anche i sindacati, dovranno fare al governo a giorni. «È volontà delle parti - si legge nel documento anticipato dall’agenzia Tmnews - individuare soluzioni utili ad accompagnare l’applicazione della riforma pensionistica conciliando le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori più anziani, privilegiando percorsi che agevolino la transizione dal lavoro alla pensione, creando nel contempo nuova occupazione in una logica di solidarietà intergenerazionale».
In questa prospettiva le parti «chiedono la definizione di una cornice normativa che agevoli queste soluzioni attraverso la facilitazione del ricorso al contratto a part-time, l’anticipazione dei trattamenti pensionistici e, appunto, l’incentivazione di forme di solidarietà intergenerazionali». Il punto debole della proposta sta proprio in questo ultimo punto, cioè favorire pensioni in anticipo.
Una richiesta in contraddizione con tutte le riforme degli ultimi anni, con le tendenze internazionali (si cerca di tenere sempre più a lungo al lavoro la popolazione attiva). E anche con la posizione ufficiale delle associazioni datoriali, da sempre a favore delle riforma previdenziali che spostano in avanti i limiti di età del ritiro.
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