Eolico e solare, pronti progetti pari a un terzo del gas russo

Le pale galleggianti e i pannelli di ultima generazione valgono 10 miliardi di metri cubi l'anno. In tempi brevi

Eolico e solare, pronti progetti pari a un terzo del gas russo

Eolico galleggiante e nuovo fotovoltaico. L'indipendenza energetica dell'Italia nel percorso di emancipazione dai 29 miliardi di metri cubi di gas russo passa da queste due tecnologie che sono in grado di ridurre l'import di oltre 10 miliardi di metri cubi, con un risparmio annuo di 8 miliardi di euro in base alle quotazioni attuali del metano. Una via - quella che sarà presentata il 16 giugno nel Rapporto Annuale dell'Osservatorio Industria Rinnovabili (Oir) di Agici Rinnovabili ed evoluzione tecnologica: un binomio vincente per l'indipendenza energetica del Paese che paradossalmente l'Italia potrebbe già percorrere. Tutto è pronto.

Secondo il rapporto redatto da Agici con il supporto tecnico di Fichnter, in Italia è già in atto una vivace dinamica di innovazione tecnologica nel settore delle rinnovabili in grado di apportare significativi impatti sul sistema energetico nazionale. Tali dinamiche interessano soprattutto l'eolico galleggiante, le nuove tecnologie di produzione fotovoltaica e la digitalizzazione degli impianti.

Nel nostro Paese sono stati depositati oltre 15 GW di progetti di eolico galleggiante; tali progetti hanno una produzione potenziale di circa 40 TWh. Se sviluppati, questi impianti sono in grado di ridurre il consumo di gas di 8 miliardi di meri cubi l'anno. Inoltre, si innescherebbero investimenti per diverse decine di miliardi spiega lo studio. A latere si sta poi sviluppando una filiera industriale innovativa anche nel fotovoltaico con produzione di pannelli di ultima generazione. Tali pannelli hanno una efficienza maggiore del 50% della media di quelli installati nel nostro paese. Il solo cambio dei vecchi pannelli con quelli di ultima generazione sarebbe in grado di incrementare la produzione fotovoltaica Italia di circa 10 TWh, senza consumare un centimetro di suolo in più e facendo ricorso a tecnologia made in Italy. Ciò permetterebbe di risparmiare altri 2 miliardi di metri cubi di gas naturale l'anno.

Ma chi sono gli attori in pista? Falck Renewables, Eni Plenitude (la divisione green del gruppo guidato da Claudio Descalzi e prossima alla quotazione), Renexia del gruppo Toto, Hydrogen for people (Hope) sono alcuni dei nomi principali. Mentre la Saipem guidata da Francesco Caio e dal dg Alessandro Puliti, per esempio, è coinvolta sul fronte ingegneristico in molti di questi progetti. Strategico, per una più rapida indipendenza, sarebbe partire subito.

I tempi di costruzione - spiega al Giornale Marco Carta, ad di Agici - variano molto in base alla tecnologia e alla taglia dell'impianto. Si va da pochi mesi fino ad alcuni anni per i parchi eolici offshore più grandi che oramai superano 1 GW di potenza. Va sottolineato come le aziende energetiche stanno migliorando costantemente le loro capacità di esecuzione dei progetti: ad esempio in Germania, un parco offshore di quasi 400 MW è stato realizzato in 3 mesi. Quello che cambia le carte in tavola per l'entrata in esercizio delle centrali è l'atavico problema dell'iter autorizzativo e di tutti i ricorsi giudiziali connessi: possono durare anche più di dieci anni. Un aspetto, quello dei tempi, da non trascurare. Anche per questo Agici chiede l'adozione di un decreto sblocca-centrali FER che velocizzi al massimo le procedure autorizzative collegandole alle istanze di sicurezza energetica nazionale e di decarbonizzazione. In tal senso sarebbe auspicabile la nomina di un Commissario ad hoc, come da più parti suggerito.

D'altra parte le risorse non mancano, i grandi fondi internazionale fanno a gara per entrare nei business verdi, come dimostra la recente cessione di Repsol in Spagna. E le tante jv in Italia. Inoltre - conclude Carta - l'industria italiana delle rinnovabili è riconosciuta e apprezzata a livello internazionale e sta portando avanti nel mondo progetti all'avanguardia. Sarebbe bello vedere le istituzioni fare a gara per valorizzare tali competenze sul territorio nazionale invece che osteggiarle in modo più o meno velato cavalcando la sindrome NIMBY (Non nel mio giardino).

Altra misura chiave passa, infine, dalla digitalizzazione pervasiva degli impianti Fer (rinnovabili) che sarebbe in grado di aumentare la produzione nazionale da rinnovabili di 5 TWh, l'equivalente, ad esempio, di 4 GW di nuovo FV ma senza alcun consumo di suolo.

Il risparmio di gas stimato è di circa 1 miliardo di metri cubi l'anno. L'aumento della vita utile degli impianti e riduzione dei costi di manutenzione renderebbero gli impianti più profittevoli per i produttori e abbasserebbero le bollette ai clienti finali.

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