«La nascita di Stellantis dalle nozze tra Fca e Psa avvierà una fase nuova di relazioni sindacali. Nel cda del futuro gruppo, infatti, siederà un rappresentante dei lavoratori per entrambe le aziende. La partecipazione è uno strumento moderno e di competitività. Inoltre, per il Paese si apre una nuova via che vedrà proprio la partecipazione al centro del rilancio delle imprese». Roberto Benaglia, a un mese dalla nomina a segretario generale di Fim Cisl, ha di fronte a sé sfide di tutto rispetto in un contesto ancora caratterizzato dall'emergenza Covid-19. Tra queste sfide, c'è sicuramente la gestione dei rapporti con il futuro colosso dell'auto Stellantis.
Fca e Psa procedono nella creazione di Stellantis. Una scelta obbligata per rispondere alle esigenze di un settore in evoluzione.
«Pensare a una Fca sola è un'ipotesi non di prospettiva e siamo tutti consapevoli che nel mondo le aggregazioni avanzano. Da parte nostra, contiamo di tessere un'interlocuzione per capire come portare alla valorizzazione del polo produttivo italiano e saturare le filiere».
E qui entra il gioco il modello tedesco della partecipazione.
«Non è un caso che, dove la partecipazione è forte, le industrie sono più competitive. Ma non vogliamo diventare la fotocopia dell'esperienza tedesca, dove esistono regole, mentalità e culture diverse. Il modello italiano dovrà essere innovativo e moderno».
C'è poi il tema salari, in Italia più bassi rispetto, per esempio, alla Germania.
«Il problema vero è valorizzare il lavoro. Questo settore esprime modelli crescenti per qualità del lavoro. E noi proponiamo un adeguamento degli stipendi, ma anche una detassazione lo deve rendere possibile».
Fca e Psa cominciano a integrarsi dalle piattaforme. L'utilizzo del più moderno pianale francese al posto di quello di Fca, a Tichy, in Polonia, ha creato timori nei fornitori italiani. Fca ha rassicurato.
«Le rassicurazioni erano necessarie. È importante che non ci sia una francesizzazione. Resta da vedere come i piani sulle piattaforme si riverberanno sulle fabbriche, a partre da quelle italiane. Vogliamo aprire tavoli per capire come sarà riorganizzata la filiera. Importante è che l'indotto italiano, molto forte, abbia assunto una dimensione internazionale, cioè non sia più Torino-dipendente. Ma la filiera della componentistica è da difendere con tutti i mezzi: è la spina dorsale della nostra manifattura. I fondi europei dovranno servire a garantire la sua modernizzazione, sostenendone investimenti in tecnologie e formazione. E in questo, Stellantis avrà un ruolo centrale».
Timori per l'autunno?
«Ripartenza delle imprese, competitività e tutela dei lavoratori sono le priorità. Non basta il blocco licenziamenti per pensare di dormire sonni tranquilli».
Sono arrivati gli incentivi per l'acquisto di auto, ma molto sbilanciati sull'elettrico.
«Sì, dopo i 50 milioni andati esauriti in breve, da settmbre ce ne saranno altri 410, più 90 milioni per le infrastrutture di ricarica. Temo, però, che non possano rispondere alle esigenze del mercato, essendo anche inadeguati rispetto agli aiuti decisi da Francia e Germania. Dovranno essere riproposti e potenziati».
L'ideologia sta uccidendo il diesel.
«Il parco italiano è il più vecchio e inquinante.
Chi vuole comprare una Tesla non ha bisogno dei bonus. Si pensi, piuttosto, anche all'operaio e al pensionato per i quali un'auto Euro 6, ormai virtuosa come emissioni, è l'ideale. Bisogna sostenere i consumi ed evitare un nuovo avvitamento verso il basso».
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