Tutta colpa della Fed? Questo è l'alibi prêt-à-porter, facile da esibire per dare una spiegazione alla piccola tempesta che si è scatenata ieri sui mercati, all'indomani della pubblicazione dei verbali in cui la banca centrale Usa ha messo nero su bianco l'intenzione di ritirare gli aiuti. Male le Borse, con Milano scesa dell'1,63% e l'Europa in media in regresso dell'1,5%, tentennante Wall Street (-0,17% a un'ora dalla chiusura), in spolvero T-Bond e dollaro, due porti sicuri quando sale l'avversione al rischio.
Una giornata complicata, resa ancora più critica dal basso volume degli scambi, tipico di agosto. Eppure, il gioco ora a carte definitivamente scoperte di Eccles Building nulla ha a che vedere con il 2013 quando, senza preavviso, la Fed annunciò di voler ridurre il ritmo dei suoi acquisti di Buoni del Tesoro scatenando la violenta reazione dei mercati.
Questa volta, il terreno per il tapering è stato preparato con largo anticipo: le minute non hanno fatto che confermare quanto diversi governatori dell'istituto di Washington andavano sostenendo da settimane. In realtà, ciò che preoccupa gli investitori è la possibilità che Jerome Powell decida di chiudere i rubinetti anche in presenza di una congiuntura economica che si va rapidamente deteriorando a causa della variante Delta del Covid. Il segretario al Tesoro, Janet Yellen, ha avvisato ieri, in una lettera inviata al Congresso, che la mutazione del virus potrebbe «danneggiare l'economia». I dati usciti ieri non aiutano a far chiarezza: a fronte di una caduta dei sussidi di disoccupazione, ai minimi dall'inizio della pandemia e per i quali l'ex capo della Fed chiede una riforma, e di un Superindice cresciuto a luglio sopra le attese (+0,9%), l'indice manifatturiero è sceso questo mese ben oltre le stime. Goldman Sachs offre fin da ora una scenario cupo, in cui lampeggia sinistra la spia rossa della stagflazione. La banca d'affari ha tagliato drasticamente le proprie previsioni sul Pil americano 2021, ora collocato a un +5,5% dall'8,5% di fine luglio.
Il motivo del taglio è proprio l'effetto sull'economia, più violento del previsto, della variante Delta.
Un problema globale che ben si riflette nello scivolamento di ieri dei prezzi del petrolio (-4,2%, a 62,72 dollari) e si va a saldare ai ripetuti segnali negativi in arrivo dalla Cina, ultimo dei quali il giro di vite di Pechino nei confronti dei Paperoni cinesi che ieri ha mandato a picco in Europa i titoli del lusso (Lvmh e Kering hanno ceduto un altro 6%, mentre Moncler è scesa del 3,4% e Ferrari del 2,6%). Continua infine a pesare, anche su Stellantis (-2,4%), la crisi dei microchip.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.