Ferrari parte dalle retrovie di Piazza Affari (perdite di oltre il 6% dopo i conti del primo trimestre) ma poi, in rimonta, taglia il traguardo con un guadagno dell'1,46% a 145,50 euro, poco sotto il massimo (146,30) e dopo che il titolo era sceso fino a 134,40 euro. Un'autentica volata in Borsa contro l'effetto coronavirus, nonostante la revisione al ribasso delle stime per il 2020 (in febbraio Ferrari aveva alzato le previsioni rispetto al Capital markets Day del settembre 2018).
Il Cavallino rampante vede, a questo punto, ricavi netti tra 3,4 e 3,6 miliardi, contro la precedente previsione di oltre 4,1 miliardi. L'ebitda adjusted sarà tra 1,05 e 1,2 miliardi, da 1,38-1,43 miliardi. Per l'ebit adjusted si punta a 0,6-0,8 miliardi dai precedenti 0,95-1 miliardo. L'utile diluito adjusted per azione è invece stimato nell'intervallo 2,4-3,1 euro (da 3,90-3,95). «Nel rimettere mano alle stime - ha spiegato il cfo Antonio Picca Piccon - non si è volutamente tenuto conto del rischio di una seconda ondata di infezioni: sarebbe stato impossibile prevederne l'impatto. Ci siamo basati sulla crisi del 2009».
I dati del primo trimestre, come negli altri casi, sono stati condizionati dal lockdown causato dal Covid-19. In proposito, lo stabilimento ripartirà il prossimo 8 maggio con tutti gli accorgimenti a tutela dei lavoratori. Tra gennaio e marzo, Ferrari ha segnato un utile netto di 166 milioni (-8%) e ricavi netti sostanzialmente stabili: 932 milioni (-1%). In crescita le consegne di supercar: 2.738 (+4,9%). E a proposito di vendite, Maranello prevede, a causa del lockdown, almeno 2mila auto prodotte in meno, sempre che non si decida, in base alla situazione, di lavorare anche il sabato e accorciare le ferie. In questo caso sarà possibile recuperare un migliaio di auto. Ancora nel trimestre, l'ebitda è salito del 2%, a 317 milioni, con il margine ebitda adjusted al 34%, in aumento di 90 punti base. A convincere il mercato, ieri, è stata la prova di «resilienza» dei numeri, rispetto a un rallentamento messo comunque in conto. «Non siamo immuni agli shock dell'economia, ma siamo più resilienti di altri - ha infatti rimarcato l'ad Louis Carey Camilleri -; l'azienda si trova in relativa buona forma e può reggere una lunga recessione». «Sono state prese le misure giuste - ha aggiunto il top manager - per affrontare la situazione e uscire più forti, anche grazie a buon portafoglio ordini».
Due le novità, ancora top secret, che saranno lanciate nel 2020 mentre, rispetto al piano al 2022, la crisi sanitaria determinerà qualche ritardo che, però, non riguarderà l'atteso Purosangue, il primo Fuv del Cavallino.
E mentre Ferrari si aspetta un secondo trimestre «molto debole» (il portafoglio ordini rimane comunque solido e con poche disdette), un problema serio riguarda la F1, cioè «l'attività che influenzerà negativamente i nostri risultati nel modo più pesante e anche quella che è di gran lunga la più difficile da prevedere», osserva Camilleri. Le cause: il taglio delle gare, molte delle quali senza spettatori. Le conseguenze: riduzione delle entrate generate dai diritti commerciali, nonché le commissioni di sponsorizzazione, le due principali fonti di entrate per Maranello.
Camilleri ha affermato che «per mitigare questi impatti, almeno parzialmente, l'entrata in vigore delle nuove regole tecniche è stata posticipata dal 2021 al 2022». Ma ci sarà anche un calo delle entrate commerciali, legato anche al minor numero di visitatori nei musei e nei parchi a tema.
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