Anche se effettuate in buona fede, molte operazioni bancarie, finanziarie, immobiliari, per il Fisco sono da considerate “sospette” e possono generare controlli da parte dell’ufficio delle imposte.
Così il Fisco ci controlla
Ad esempio, se un nipote eredita una grossa somma di denaro da parte della nonna che decide di regalare gran parte dei suoi risparmi al nipote e questo decide di depositare i soldi sul proprio conto corrente, anche dopo qualche anno l’Agenzia delle Entrate potrebbe notificare un avviso di accertamento: il motivo sta nel non aver dichiarato quel movimento sul conto corrente e quei soldi possono essere considerati ricevuti "in nero" magari come compenso per qualche attività non fatturata. A quel punto, il nipote si reca nell'ufficio delle imposte per dichiarare che le donazioni non sono imponibili ma il funzionario gli dice che la testimonianza non è sufficiente e serve un documento. Ma non esiste nessun documento che testimoni il regalo della nonna ed, a quel punto, il contribuente dovrà arrendersi e pagare le tasse le tasse sui soldi ricevuti dalla nonna.
Cosa conosce l'Agenzia delle Entrate
Il Fisco può essere a conoscenza di tutti i conti correnti intestati ai contribuenti ed i relativi movimenti (in entrata e in uscita) oltre a conoscere il saldo e gli estratti conto. Ma non è finita, perché se necessario vengono controllati anche i rapporti con la banca (cassette di sicurezza, libretti di risparmio, gestione titoli, ecc.). Come riporta laleggepertutti, il Fisco può controllare queste informazioni grazie ad una comunicazione periodica che le banche devono fornire all’Agenzia delle Entrate e che finisce in un maxi database chiamato "Registro dei rapporti finanziari", conosciuto anche “Anagrafe dei conti correnti”. In generale, però, il Fisco non procede "automaticamente" ma può chiedere spiegazioni soltanto sui movimenti “in entrata”, ossia bonifici e versamenti di contanti. Non possono essere controllati, invece, i prelievi a meno che non superino le mille euro giornaliere e le 5mila euro al mese.
Quali sono i controlli
Tutte le volte che una persona versa dei contanti sul conto corrente o riceve un bonifico, l’Agenzia delle Entrate immagina che quelle somme siano il frutto del proprio lavoro e quindi tassabili: ecco perché, se non c'è alcuna traccia nella dichiarazione dei redditi, il contribuente viene automaticamente ritenuto responsabile di evasione fiscale. A quel punto, chi riceve la notifica di un accertamento per un movimento sospetto sul conto corrente è costretto a difendersi facendo ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale e dimostrare che il bonifico ricevuto o i contanti versati sul conto non andavano dichiarati. Il contribuente ha ragione in due casi: quando si tratta di somme esentasse (donazioni tra genitori, risarcimenti del danno, vendita di oggetti usati, ecc.) oppure quando il denaro ricevuto è stato già tassato alla fonte (si pensi alle vincite al gioco). Queste prove, però, devono essere come sempre scritte: se non si hanno, non c'è altro modo di prevenire il controllo se non conservando i contanti in casa ed utilizzarli per le spese quotidiane.
Altre operazioni sospette
Oltre ai movimenti sospetti sul conto corrente, il Fisco controlla le spese dei contribuenti e l’intestazione di beni di lusso come auto e immobili: con il Redditometro, se la spesa risulta incompatibile o eccessiva rispetto ai redditi denunciati dal contribuente nella propria dichiarazione dei redditi, l’ufficio delle imposte chiama quest’ultimo a fornire giustificazioni, tramite un questionario, per capire la provenienza del denaro usato: quindi, se un giovane disoccupato dovesse
risultare intestatario di una casa acquistata con il denaro regalato dai genitori, dovrà dimostrare all’Agenzia delle Entrate la provenienza del denaro (con la copia degli assegni o dei bonifici ricevuti dal padre o dalla madre).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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