Lavoro, il Fmi gela Renzi: "All'Italia servono 20 anni per tornare a livelli pre crisi"

Il Fondo sottolinea la ripartenza economica, ma il lavoro resterà a lungo un problema. Ecco le cinque le raccomandazioni all'Italia

Lavoro, il Fmi gela Renzi: "All'Italia servono 20 anni per tornare a livelli pre crisi"

"Senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 20 anni all'Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi". Stesso periodo di tempo sarà necessario al Portogallo. E 10 anni alla Spagna.

Ad affermarlo è il Fmi nell'Article Iv per l'area euro, sottolineando che la disoccupazione nell'area euro è "alta e probabilmente lo resterà per del tempo".

Il Fondo Monetario Internazionale chiede all'area euro "di usare, se necessario, tutti gli strumenti disponibili per gestire i rischi di contagio che potrebbero partire dalla Grecia". "Anche se la reazione del mercato al recente passaggio del pacchetto di riforme in Grecia è stata positiva, ulteriori episodi di significativa incertezza e volatilità dalla situazione" greca "non possono essere esclusi".

"Gestire il potenziale contagio dalla Grecia richiederà azioni tempestive ed efficaci" mette in evidenza il Fmi, precisando che l'impatto potenziale del contagio è più basso rispetto ad alcuni anni fa, riflettendo in parte le misure messe in campo dalla Bce.

"La situazione in Grecia è fluida ma resta fonte di incertezza. Per gestire i rischi di contagio, la politica deve essere pronta a usare, e se necessario adattare, l'intero arsenale di strumenti disponibili. La Bce deve assicurarsi che le banche continuino ad avere accesso a un'ampia liquidità. Se le condizioni finanziarie" peggiorassero la Bce dovrebbe "considerare un ulteriore allentamento della politica monetaria con l'espansione del programma di acquisto di asset". L'area euro ha una maggiore capacità di gestire i rischi potenziali dalla Grecia.

Il quantitative easing della Bce funziona: "ha migliorato la fiducia, le condizioni finanziarie e aumentato le aspettative di inflazione". Lo afferma il Fmi, sottolineando che l'area euro deve adottare un approccio ampio per rafforzare la domanda interna soprattutto nei paesi in surplus; pulire i bilanci delle banche; e accelerare nelle riforme strutturali per aumentare le produttività e rafforzare la governance economica.

Quanto all'Italia, il Fondo monetario cita i recenti progressi come alcune riforme del sistema giudiziario per accelerare il ritmo con cui vengono condotti i processi, come la nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici e il Jobs Act. Sono cinque le raccomandazioni dello staff dell'istituzione guidata da Christine Lagarde.

Innanzitutto "l'adozione e l'implementazione della pianificata riforma dell'amministrazione pubblica" che tra l'altro dovrebbe trattare anche la gestione delle risorse umane per sbloccare la produttività; "ulteriori misure volte a migliorare l'efficienza della giustizia civile" razionalizzando i tipi di casi che arrivano alla Cassazione, permettendo un'ulteriore specializzazione dei tribunali e premendo l'acceleratore sul progetto per lo sviluppo di indicatori sulla performance dei tribunali. La terza raccomandazione coprende, oltre al rafforzamento delle politiche previste dal Jobs Act, la "legislazione e l'implementazione di misure concrete per ridisegnare" il cosiddetto "wage supplementation scheme" (la CIG) "in un sistema universale di sostegno condizionale alla ricerca di lavoro e al training". La quarta una "decentralizzazione della contrattazione salariale per permettere una maggiore flessbilità nei contratti nazionali". Infine, l'Fmi chiede la rapida approvazione e implementazione della Legge annuale sulla competizione per affrontare le barriere regolamentari esistenti in settori chiave come il retail e i trasporti.

Essa "sosterrebbe la crescita", si legge nel rapporto, che aggiunge: "la piena implementazione di riforme già legiferate da tutti i livelli del governo è necessaria per migliorare il contesto imprenditoriale".

Diametralemente opposto il giudizio del Ministero dell'economia, che ritiene l'analisi del Fondo monetario non tenga conto delle riforme strutturali già introdotte.

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