Fonsai, in manette la famiglia Ligresti

Ordinanze di custodia cautelare per Salvatore Ligresti, i suoi tre figli, e tre manager. I reati ipotizzati sono falso in bilancio e manipolazione di mercato

Fonsai, in manette la famiglia Ligresti

La Guardia di Finanza di Torino ha notificato sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei componenti della famiglia Ligresti (Salvatore, ai domiciliari, e i tre figli Giulia, Jonella e Paolo) e di alcuni manager che hanno ricoperto posizioni di vertice in Fondiaria-Sai, per falso in bilancio aggravato e manipolazione di mercato. I manager coinvolti sono Fausto Marchionni, Emanuele Erbetta e l'ex vicepresidente Paolo Talarico. La procura di Torino contesta l’occultamento al mercato di un buco nella riserva sinistri, pari a circa 600 milioni di euro. Un’informazione determinante per le scelte degli investitori, la cui mancata comunicazione avrebbe danneggiato almeno 12 mila risparmiatori. Sulle attività di Fonsai, oltre all’inchiesta della magistratura di Torino che ha determinato oggi gli arresti, è in corso un’altra inchiesta della procura di Milano.

I componenti della famiglia Ligresti e gli ex manager sono stati raggiunti dalle ordinanze nelle loro abitazioni e residenze estive, tra Sardegna e Toscana. Mentre non è stata eseguita l’ordinanza a carico del terzo figlio di Ligresti, Gioacchino Paolo, che si trova in Svizzera. Il bilancio sotto attenzione è quello 2010 approvato nel 2011. Alla procura di Torino è arrivata la notifica della Consob su due segnalazioni, da Isvap sulla sottovalutazione dei sinistri e da parte del socio Amber che denunciava l’inopportunità di alcune operazioni volte a drenare risorse. Sei le operazioni immobiliari principali e contratti di consulenza per 40 milioni. Dal 2002 al 2009 distribuzione di utili per 253 milioni di euro a favore dei membri della famiglia Ligresti.

Il procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi, parlando dell'inchiesta dice che emerge "uno spaccato inquietante, un uso strumentale di una società come Fonsai, laddove risulta essere stata piegata all’interesse di una parte dell’azionariato. L’effetto è stato perdita di credibilità e il tradimento di piccoli azionisti". Nessi ha spiegato poi che la procura di Torino ha deciso di procedere per evitare il rischio di fuga, ma anche per il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. La procura sta valutando il sequestro del patrimonio della famiglia Ligresti. "Per la tutela dei piccoli risparmiatori - ha detto Nessi - i sequestri civilistici non sono consentiti perché occorre che ci sia almeno il rinvio a giudizio degli indagati. Si stanno valutando, invece, ulteriori possibilità per quanto riguarda il sequestro per equivalente finalizzato alla confisca". Si tratta, tecnicamente, del sequestro del cosiddetto "profitto del reato", ossia della somma che i magistrati valuteranno come ottenuta indebitamente dagli indagati.

Il pericolo di fuga per Paolo, Giulia e Jonella Ligresti sarebbe testimoniato dal recente prelievo di circa 14 milioni da tre società lussemburghesi che fanno loro capo. Lo si legge nell’ordinanza di custodia spiccata dal gip Silvia Salvadori. Per il giudice il pericolo è "desumibile dal possedere, ciascuno di loro, ingenti patrimoni in grado di fornire loro i mezzi necessari per lasciare il territorio nazionale e spostare il centro delle proprie attività in altri Paesi, al fine di eludere gli esiti delle indagini".

Le Isole Cayman come possibile meta di un ipotetico trasferimento dei Ligresti: è quanto appare in una intercettazione datata ottobre 2012 e inserita nell’ordinanza del gip Silvia Salvadori. L’intercettazione riguarda una telefonata tra Fausto Marchionni (ad di Fonsai fino al 2011) e un manager della società, A.A.. Paolo Ligresti si era recato da poco in viaggio alle Cayman. Secondo Marchionni, "senza tanta voglia di tornare" e con la consapevolezza che "lo seguiranno poi anche gli altri". "Me l’aspettavo che questi se ne andassero - dice l’ad di Fonsai rivolgendosi ad A.A. -. Anche Erbetta (direttore generale Fonsai e poi ad dopo Marchionni) mi ha fatto una battuta di quel genere lì". Basandosi su questa intercettazione, il gip scrive: "Che sussista un rischio concreto che i componenti della famiglia Ligresti decidano di allontanarsi dalla giurisdizione nazionale è opinione
anche delle persone a loro vicine".

"Gli indagati - scrive il gip - non hanno dato alcun segnale collaborativo. Seppure consapevoli del presente procedimento - si legge - e di quanto gli inquirenti stavano via via accertando, non hanno dato alcun segnale collaborativo, né rispetto alle indagini (pur se è un loro diritto), né alle proprie cariche funzionali, tuttora rivestite, a fronte di deleghe che nulla spostano rispetto alla propensione al delitto ravvisata".

Difende però i figli

Salvatore Ligresti, capostipite della famiglia: "I miei figli non c’entrano, non hanno avuto il ruolo che gli attribuiscono in questa vicenda. Sono sicuro di poter dimostrare la nostra estraneità, la nostra innocenza".

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