
Un segnale che quella di oggi non sarà una battaglia decisiva sta nel fatto che il socio forte Francesco Gaetano Caltagirone non sarà presente. Nonostante questo, l'attesa è grande al Generali Convention Center, nel cuore del porto vecchio di Trieste. Dai vertici del Leone filtra un velo di tensione per l'assemblea dei soci convocata per oggi, che andrà a rinnovare i vertici della prima compagnia assicurativa italiana. Al nuovo centro congressi arriveranno almeno 650 soci, ben di più dei 450 dell'ultima assemblea in presenza che risale al 2019.
Ci sono molte differenze rispetto a tre anni fa - quando la lista di Mediobanca prevalse su quella di Caltagirone dopo un duro scontro - questa volta la sfida è diversa e c'è solo una parte che ha davvero qualcosa da perdere. Questa è la lista promossa da Mediobanca, che ha il 13,1% delle quote, e propone la conferma dell'amministratore delegato Philippe Donnet e del presidente Andrea Sironi. Dall'altra, invece, c'è sempre la lista Caltagirone, che stavolta non ha proposto un piano e un amministratore delegato alternativo, ma solo sei nomi che in caso di ottenimento della maggioranza dei voti andrebbero a occupare quasi la metà delle 13 poltrone in palio per il consiglio. Tra i nomi di spicco ci sono le riconferme dell'ad di Enel Flavio Cattaneo e della docente Marina Brogi, oltre alla novità del numero uno di Acea, Fabrizio Palermo. Anche Assogestioni avrà una sua lista, sempre di minoranza.
Al netto degli schieramenti, è difficile che dal confronto assembleare emergeranno sorprese. L'affluenza dovrebbe essere in linea con quella (molto partecipata) di tre anni fa, che ebbe il 70,7% di capitale presente. Quest'anno l'attesa è più o meno in linea. Se così fosse, per conquistare la maggioranza dei voti dovrebbe bastare il 34% delle preferenze, stimando un 1% circa per Assogestioni. Una soglia a portata di mano per Mediobanca, che nel suo angolo avrà buona parte di quel 32% di investitori istituzionali che per votare si appoggiano alle indicazioni dei proxy advisor con Iss e Glass Lewis che si sono espressi entrambi per la continuità dei vertici. I grandi soci pesano per il 40% (il 18% è retail), laddove sulla lista Caltagirone dovrebbero convergere Delfin (la cassaforte degli eredi Del Vecchio con il 9,9%) e Caltagirone (6,9%). In bilico la Fondazione Crt, con l'1,9%, mentre Edizione, la holding dei Benetton (col 4,8%), va verso l'astensione sulle liste, sottolinando la distanza con Mediobanca. La grande incognita è Unicredit (che ha una quota al 5,2% ma potrebbe essere anche doppia), soprattutto dopo il responso del Golden Power sull'Ops di Bpm. Difficile, però, che un ad navigato come Andrea Orcel vada allo scontro col governo in una fase tanto delicata, pertanto alla fine potrebbe astenersi. In ogni caso non sarebbe decisivo.
Gli investitori, del resto, voteranno sapendo che il futuro di Generali non si determinerà oggi ma passerà da Piazzetta Cuccia. Se Mps la espugnasse, col tempo le chiavi del Leone passerebbero a Caltagirone e Delfin (soci forti anche di Siena).
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