La start up americana Nikola, sempre più «l'altra Tesla», oltre a crescere di valore in Borsa (oltre 20 miliardi di dollari), vede salire anche l'interesse dei colossi del settore automotive nei suoi confronti. Prima la proficua partnership con Iveco, annunciata un anno fa a Wall Street e celebrata in dicembre a Torino, presente il suo numero uno Trevor Milton, e ora la notizia che a mettere gli occhi su Nikola è la General Motors. Il gruppo guidato da Mary Barra rileverà, infatti, l'11% delle azioni dell'azienda produttrice di veicoli elettrici e, presto, anche a idrogeno.
Come accade nell'auto, la corsa all'elettrificazione riguarda anche i veicoli industriali. In proposito, dallo stabilimento tedesco di Ulm, tra Stoccarda e Monaco, uscirà nel 2021 il camion full electric Nikola Tre, primo risultato dell'accordo tra Iveco e la start up americana. A spingere Gm all'operazione con Nikola, invece, la volontà di realizzare il pick-up Badger equipaggiato con la batteria Ultium, tecnologia che nei piani del colosso di Detroit dovrebbe dare del filo da torcere a Tesla. La collaborazione prevede, inoltre, che Gm diventi il fornitore esclusivo di Nikola, al di fuori dell'Europa, di pile a combustibile sempre per i suoi pick-up.
Dopo l'annuncio, il titolo di Nikola è balzato del 48%, quello di Gm di quasi il 10%. Bene, a Milano, anche Cnh Industrial a cui fa capo Iveco: +1,23%. Sul blitz di Gm, nessun commento dal gruppo controllato dalla holding Exor. L'impressione, comunque, al di là dell'assenza di sovrapposizioni, è che a Torino non possa che essere giudicata positivamente l'acquisizione della quota in Nikola da parte di un colosso automobilistco quale è Gm. In pratica, il riscontro oggettivo che l'accordo con Nikola presentato un anno fa è stato azzeccato alla luce della crescita della sensibilità dell'autotrasporto verso le motorizzazioni elettriche e, sempre più nel futuro, a pile a combustibile (l'ottenimento di energia elettrica dall'idrogeno senza che avvenga alcun processo di combustione termica).
In casa Exor sia Cnh Industrial, grazie alla partnership Iveco-Nikola, sia Fca, prossima sposa di Psa, hanno imboccato con convinzione la strada dei veicoli a batteria. Per Fca si tratta di una corsa contro il tempo viste le perplessità in passato su questo tipo di alimentazione e il conseguente ritardo. E così, dopo la 500 elettrica prodotta a Mirafiori, e i primi modelli ibridi (Fiat Panda e 500, Lancia Ypsilon, Maserati Ghibli) e ibridi ricaricabili (Jeep Compass e Renegade), ne seguiranno presto tanti altri per tutti i marchi. Ma investire nelle auto a emissioni ridotte (ibride) o zero (full electric) significa anche stringere accordi per potenziare i servizi a beneficio del cliente, tra colonnine e sistemi per il rifornimento di energia dal proprio garage. La prossima settimana, in proposito, Fca presenterà a Torino il proprio «ecosistema elettrico», la tecnologia della ricarica bidirezionale dal veicolo alla rete. Partner dell'iniziativa sono Terna e la francese Engie.
Intanto, con l'acquisizione dell'11% di Nikola, Gm, non propriamente amica di Fca che ha anche denunciato negli Usa, fa un favore agli azionisti di Cnh Industrial (John Elkann e la famiglia Agnelli), gli stessi che controllano la Casa automobilistica.
Secondo la nota di aggiornamento della partecipazione in Nikola, fatta da Cnh Industrial l'8 giugno scorso, la quota detenuta nel capitale è pari al 7,11% per un investimento di 250 milioni di dollari. Ulteriori exploit in Borsa, dunque, sono i benvenuti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.