Il governo punta al tesoretto degli scontrini telematici

L’esecutivo punta di ricavare un gruzzoletto dal valore di 1,2 miliardi di euro grazie agli scontrini telematici. Ma il tempo stringe e la strada è in salita

Il governo punta al tesoretto degli scontrini telematici

Un tesoretto dal valore di 1,2 miliardi di euro da recuperare nel corso del 2020 grazie agli scontrini telematici.

È questo uno degli obiettivi che si è prefissato il governo giallorosso, alle prese con un rebus non da poco: trovare le coperture necessarie per la manovra. Già, perché racimolare denari è più complicato del previsto, tra tasse che non piacciono a tutti, imposte da ridurre per non rompere gli equilibri e misure da modificare per scongiurare possibili crisi. E allora, prima di scendere sul terreno dei compromessi, l’esecutivo ha intenzione di passare in rassegna le certezze.

Una di queste certezze è senza ombra di dubbio legata alle entrate derivanti proprio dagli scontrini telematici, grazie ai quali il governo prevede di sottrarre all'evasione fiscale poco più di un miliardo di euro. La cifra di 1,2 miliardi, come riporta Il Sole 24 Ore, è stata già messa a bilancio per il 2020 dal dl 119/2018 collegato alla manovra dello scorso anno. Tuttavia il tempo stringe, perché entro il prossimo gennaio il governo dovrà completare un percorso in salita per sperare davvero di ottenere il gruzzoletto citato. Entro il primo giorno di gennaio 2020, infatti, almeno un milione e mezzo di negozianti dovranno essere in grado di inviare al Fisco scontrini e ricevute fiscali per via telematica.

Una corsa contro il tempo

Secondo gli ultimi dati disponibili – aggiornati al 23 ottobre - i modelli di registratore telematico ai quali il Fisco ha dato l’ok sono 132. Gli apparecchi censiti in quella data erano 670 mila mentre gli esercenti accreditati ammontavano a 345 mila: nonostante il prevedibile aumento di quest’ultimo numero, la sensazione è che di strada da fare ce ne sia ancora tanta. Dando uno sguardo alla relazione tecnica al decreto fiscale 2018, inoltre, si nota che gli esercenti che emettono scontrini sono circa 1,2 milioni; gli stessi possiedono 1,6 milioni di misuratori fiscali. Ebbene, il 97% di questi apparecchi sono da adeguare; il 3% addirittura da cambiare. Ci sono poi 600 mila soggetti - che fin qui hanno operato solo mediante ricevute fiscali – i quali devono procurarsi un registratore telematico.

La vera domanda è: riusciranno tutti (governo, Fisco ed esercenti) ad adeguarsi in tempo? Certo, è prevista la moratoria sulle sanzioni per i primi sei mesi nel caso in cui l’Iva venga versata correttamente. Eppure gli ostacoli restano tanti e grandi, visto che il nuovo obbligo impone di inviare alle Entrate la bellezza di 35 miliardi di documenti all’anno.

Nel frattempo circola l’idea che il Fisco possa intercettare il tax gap Iva affidandosi alla disponibilità in tempo reale dei dati sulle operazioni. Nonostante mille e più interrogativi, il governo è convinto di riuscire nell’impresa.

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