Tim cede in Piazza Affari mentre aumentano i punti interrogativi sulla volontà del nuovo governo di fare del gruppo guidato da Luigi Gubitosi il perno della digitalizzazione del Paese, obiettivo a cui sono destinati 40 miliardi circa dei fondi del Next Generaration Eu. Il titolo ha chiuso la seduta in calo del 7,3% a 0,43 euro, mentre gli analisti hanno iniziato a soppesare i siluri rilasciati in questi ultimi giorni da Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico e da Vittorio Colao, ministro dell'Innovazione Tecnologica. Sono bastate poche, esplicite, parole a evidenziare il cambio di passo con il governo guidato da Giuseppe Conte che aveva spinto verso la creazione di una rete unica derivante dalla integrazione della rete fissa di Tim con quella di Open Fiber (partnership tra Cdp ed Enel che da mesi tratta la via di uscita) in una società controllata al 51% dall'ex monopolista e con una governance indipendente.
Il governo italiano non è contrario al progetto di rete unica, ma è contrario ai ritardi sul progetto. Se il progetto societario è qualcosa che ostacola il raggiungimento degli obiettivi, diventa un problema ha dichiarato ieri Giorgetti per poi sottolineare come la nostra industria non può essere oggetto di politiche predatorie rispetto alla tecnologia di cui disponiamo. Solo pochi giorni fa il ministro aveva ribadito: La rete unica se ha un controllo pubblico a un senso, diversamente non ricreiamo un controllo privato sulla rete, tanto meno a controllo straniero. Se non uno stop, un esplicito messaggio all'ex monopolista tlc che annovera nel capitale la francese Vivendi (al 23,75%) oltre alla Cdp (al 9,8%).
Nel frattempo, avanza il piano B: Colao sta infatti spingendo per incentivare le tecnologie di rete mobile (Fwa e 5G) ritenute alternative valide e più rapide rispetto alla fibra Ftth per portare la connessione ad alta velocità a tutta Italia entro il 2026.
Se è chiaro l'impegno dei nuovi ministri all'accelerazione della copertura con banda ultra-larga del paese, la modalità con cui l'obiettivo sarà realizzato non lo è. E, più nello specifico, non è chiaro se il percorso intrapreso dallo scorso governo, sarà appoggiato anche dal nuovo esecutivo commentano gli analisti di Intesa che su Tim hanno una raccomandazione di acquisto con un obiettivo a 0,65 euro. Draghi ha messo proprio le infrastrutture digitali al centro dell'agenda governativa, ma deve innanzitutto specificare se vuole implementare o meno il progetto di rete unica e a quali condizioni nota Mediobanca (neutrale su Tim a 0,58) secondo cui è la governance il nocciolo della questione da risolvere.
In questo scenario, considerando la necessità di Palazzo Chigi di presentare rapidamente in Europa i progetti relativi alla strategia di copertura delle aree grigie, Intermonte ritiene probabile che
vengano incoraggiati gli accordi di co-investimento (come tra Open Fiber e FiberCop), pur senza precludere una successiva integrazione tra reti con tempi più lunghi e modalità diverse rispetto a quelli finora ipotizzati.
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