Crescono in seno al governo i sostenitori di un polo militare navale che possa vedere se non a nozze, almeno alleate, Leonardo e Fincantieri. La guerra tra Russia e Ucraina ha scompaginato le prospettive e le priorità industriali del Paese e la necessità di avere un ruolo in Europa ed essere preparati a contare nello scacchiere internazionale potrebbe convincere il governo ad avvicinare le due anime industriali. Non è un caso che il neo ad di Fincantieri Pierroberto Folgiero abbia aperto nei giorni scorsi all'ipotesi di creare un polo militare italiano con la ex Finmeccanica e che, in questa direzione, si siano espressi diversi esponenti politici.
Se gli studi mostreranno vantaggi a lungo termine commerciali, produttivi e occupazioni, e una chiara creazione di valore, ci sarà anche l'operazione, ha dichiarato l'ad a margine del varo della Explora il 30 maggio. L'Italia ha grandi eccellenze industriali e soprattutto nel settore delle difesa e della sicurezza ha commentato sullo stesso argomento il presidente Claudio Graziano -. E un mondo in cui cresce la competizione e la sfida. È chiaro che bisogna fare anche business in un modo più efficace. Al momento la Borsa resta fredda, così come gli analisti che non vedono con grande entusiasmo una fusione tout court tra le due realtà: a preoccupare sono debiti, sinergie reali e coinvolgimento azionario.
Il passaggio quindi potrebbe essere un altro: quello di creare una newco dedicata, o un veicolo che eviti di dover mettere in atto una complessa fusione dalla governance delicata. A decidere dovranno essere Cdp e il Mef che rispettivamente controllano il 71,3% di Fincantieri e il 30% di Leonardo. Da considerare, poi, le forti resistenze sempre espresse dall'ad di Leonardo, Alessandro Profumo.
Per questo, Roberta Pinotti presidente della commissione Difesa in Senato ha indicato che tra i due gruppi c`è bisogno di più sinergie che si potrebbero ottenere tramite il rafforzamento della JV Orizzonte Sistemi Navali.
Una società già esistente e partecipata al 51% da Fincantieri e al 49% da Leonardo che fa parte del Programma italo-francese Fremm per la costruzione di 10 fregate per la Marina militare italiana e, sul mercato internazionale, di importanti programmi per la costruzione di unità anfibie e cacciamine.
Presieduta dall'onorevole Guido Crosetto e guidata da Giuseppe Giordo, ex numero uno di Alenia Aeronautica, questa società ha già dato grandi risultati, ad esempio con le Fremm e quindi se vogliamo cercare una maggior sinergia fra i due gruppi, sfruttiamola, rafforzandone le competenze, ha spiegato Pinotti, parlando di tempi immediati, perché altrimenti osserveremo fibrillazioni sempre più evidenti fra il management, ma anche fra i sindacati. L'Italia deve muoversi in uno scenario globale ma deve farlo in un'ottica europea.
D'altra parte ci sono diversi movimenti. L'azienda tedesca Rheinmetall ha avanzato una offerta per acquisire una quota dell'ex Oto Melara, il sito produttivo spezzino, ora parte del gruppo Leonardo, che sarebbe anche nelle mire di Fincantieri (anche se al momento non ha le risorse necessarie per acquistarla).
Nel caso tedesco si tratterebbe dell'acquisizione di una quota di minoranza per costruire in Italia uno specifico veicolo da combattimento. D'altra parte, sono diversi i progetti ai quali l'Italia già partecipa con altri partner continentali, Francia, Svezia, Brasile e India in testa.
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