Indietro a tutta. La Hertz, big mondiale di auto e furgoni a noleggio, cambia rotta sulla sua politica green e ieri ha annunciato l'intenzione di vendere circa un terzo della sua flotta globale di veicoli elettrici, a causa dell'indebolimento della domanda e degli alti costi di riparazione delle batterie. C'è di più: parte dei proventi della vendita di circa 20mila veicoli elettrici negli Stati Uniti saranno impiegati per acquistare veicoli con motore a combustione interna. Roba da far venire l'orticaria ai seguaci di Greta Thunberg e a Franz Timmermans, l'ex commissario europeo per il clima che ha voluto con forza lo stop dei motori a combustione entro il 2035 per l'Ue.
Sta di fatto che il big dell'autonoleggio, che nel 2021 aveva scommesso sui veicoli elettrici con un ordine di 100mila veicoli da Tesla, ha dovuto fare i conti con la realtà. E, dopo aver visto svalutare il suo parco auto con i tagli ai prezzi apportati da Tesla, ha deciso di rivedere un po' il suo modello: la vendita aiuterà a bilanciare meglio l'offerta rispetto all'effettiva domanda di veicoli elettrici. Tramonta anche l'obiettivo di elettrificare un quarto della flotta entro la fine del 2024. Secondo il Wall Street Journal, l'ascesa delle elettriche in Usa è rallentata dal timore degli acquirenti di non trovare colonnine di ricarica e dalla scarsa autonomia delle batterie, che può limitare il raggio d'azione dei viaggi.
Ad ogni modo, la retromarcia di Hertz non è totale: continuerà a offrire veicoli elettrici, cercando di migliorarne la redditività. Una volta completate le vendite, previste entro il 2025, Hertz ritiene che la mossa genererà maggiori entrate e ridurrà gli ammortamenti e le spese.
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