Il mercato e i brutti vizi della politica

La politica e le ingerenze sul mercato nella vicenda Unicredit-Commerzbank: la giustezza delle parole di Tajani

Il mercato e i brutti vizi della politica
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«Quando si tratta di scelte nel mondo privato non tocca allo Stato intervenire». Così, qualche giorno fa, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a proposito dell'obiettivo fusione a trazione italiana tra Unicredit e Commerzbank. Una frase che suona benissimo in un momento in cui a quanto leggo il governo tedesco e molta politica continentale è in fibrillazione per la mossa di Andrea Orcel, ceo di Unicredit dall'aprile del 2021. Le ingerenze governative nelle dinamiche mercantili sono per lo più deleterie. Noi, qui in Italia, ne sappiamo qualcosa. Adesso sono i vertici politico istituzionali teutonici a levare in alto la voce nel tentativo di alzare un muro oppositivo all'operazione. L'ultimo numero dell'Economist vi coglie in questa muscolare resistenza rigurgiti di nazionalismo nella variante XXI secolo. La situazione è fluida anche se molti analisti sono convinti che la fusione andrà in porto nonostante le aperte e agguerrite ostilità. Il punto è che ancora molta politica fatica ad accettare che il mercato si muova secondo la propria natura.

La puntualizzazione di Tajani è sostanzialmente un'espressione scolastica, elementare. Che, purtroppo, vista l'aria che tira, risulta essere persino doverosa per provare a rimettere le cose nel verso giusto. L'anomalia che sta generando il nervosismo tedesco è da ricondurre anche al fatto che quello Stato è nel capitale di Commerzbank dai tempi della crisi finanziaria globale del 2008/2009 (il governo tedesco ne detiene il 12% dopo aver venduto il 4,5 proprio a Unicredit). E questo un po' incide su una visione serena nei confronti delle dinamiche di mercato.

Diciamola tutta: chi vede in questa fusione uno scontro politico tra Italia e Germania si muove per ragioni strumentali e ideologiche.

Io dico: lasciamo che il mercato faccia il suo mestiere, ovviamente nell'ambito del legittimo e del consentito (la Bce dirà). Intanto, in questi giorni, si registra il segno «più» per i titoli Unicredit e Commerzbank. Come dice quel tale: «È il mercato, bellezza».

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