AtenePer una volta i mercati sembrano indifferenti alle elezioni greche di domenica prossima, le seconde del 2015 e le quarte in tre anni. Forse perché i due contendenti, il premier uscente Alexis Tsipras e il leader dei conservatori Vanghelis Meimarakis, sono d'accordo su un solo punto: l'attuazione in toto del terzo memorandum siglato un mese fa che tanto sta a cuore ai creditori internazionali. Nel mezzo, l'Iva che sale su pane, latte e isole dal primo ottobre e la conferma dei sondaggi su Alba Dorata terza al 7%, come collettore del malcontento popolare. Syriza e Nea Dimokratia sarebbero appaiate al 25%, distaccate di un nulla, con il rischio concreto di ingovernabilità e con la roulette russa delle alleanze per raggiungere e superare la maggioranza di 151 seggi. A sinistra Tsipras, in occasione del dibattito televisivo sulla tv pubblica Ert, chiude ad un governo di larghe intese con «chi ha preso mazzette dalla Siemens». No ai conservatori, quindi, sì agli indipendenti di destra di Anel, già partner di Syriza dallo scorso gennaio. Al centro e a destra invece c'è voglia di collaborazione, per cui in caso di incarico affidato al conservatore Meimarakis, su cui si stagliano in queste ore le ombre di un'inchiesta per carri armati e missili acquistati da Berlino, ecco pronto un cartello pro Ue e concentrato su stabilità e riforme, con tutti dentro ad eccezione di Syriza. Magari con un frontman nuovo di zecca, come il «Giovanni Toti» ellenico, il giornalista televisivo Stavros Theodorakis numero uno del Potami.
E
l'ex ministro Varoufakis? Ufficialmente lontano dalle urne, non candidato in Syriza né tantomeno con gli scissionisti pro dracma di Unità Popolare. Meglio dedicarsi a conferenze internazionali lautamente retribuite. Per ora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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