La famiglia Merloni torna in Borsa con un'operazione «nostalgia» che fa leva sullo storia del marchio di Fabriano. La Ariston, quella che sbarcherà a breve in Piazza Affari, non ha - industrialmente nulla a che vedere con il brand del fondatore Aristide che ha fatto grande la Merloni e l'Italia «del bianco». Questo ramo aziendale è in mano a Paolo Merloni, figlio di Francesco e nipote di Aristide, e produce caldaie e pompe di calore green. Ma proprio per il debutto ha scelto di tornare alle origini, cambiando il nome da Ariston Thermo Group ad Ariston Group, il primo brand di famiglia. Un'operazione che Paolo Merloni con Mediobanca, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo (joint global coordinators e joint bookrunners) Bnp, Bofa, Citigroup ed Equita (joint bookrunners) e CC & Soci (advisor finanziario) - porterà a termine nelle prossime settimane con un collocamento riservato di azioni di nuova emissione per 300 milioni di euro e un'offerta secondaria di azioni esistenti detenute dagli azionisti Merloni Holding e Amaranta. L'operazione sarà riservata solo a investitori istituzionali.
L'obiettivo è di reperire le risorse per sostenere e sviluppare l'ulteriore crescita del gruppo, «vogliamo essere un player di riferimento di soluzioni per il comfort sostenibile nell'acqua calda e nel riscaldamento», ha detto il presidente Paolo Merloni. La sostenibilità, che farà da traino in Borsa, è un must dell'azienda che - già nel 2018 - «ha deciso i propri obiettivi Esg fino al 2022 e, da allora, ha raggiunto il 72% dei ricavi con prodotti altamente efficienti e rinnovabili risparmiando oltre un milione di CO2 proprio grazie alle ultime tecnologie di settore più sostenibili, come le pompe di calore, il solare termico o soluzioni ibride», ha detto Melany Libraro, cfo di Ariston Group. La società ha oltre 7.400 dipendenti, uffici di rappresentanza in 42 Paesi, 23 siti produttivi e 25 centri di ricerca e sviluppo in 4 continenti, e vende soluzioni e servizi in circa 150 Paesi in tutto il mondo. Nell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2020, i ricavi hanno raggiunto 1,66 miliardi, in lievissima contrazione rispetto al 2019 (-2,7%); l'ebitda adjusted 244 milioni (+8,6%); l'ebit adjusted 169 milioni (+13,4%); e il risultato netto si è attestato a 97 milioni (+9%).
A tutto ciò, si aggiunge una generazione di cassa operativa record: 186 milioni di euro. Negli ultimi due decenni il gruppo ha puntato sulla crescita dimensionale e, nel 2001, ha raddoppiato le sue dimensioni in termini di ricavi.
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