Il 2017 sarà un anno da ricordare per l'industria del gestito, che sta per affrontare, con il 2018, le nuove sfide della «Mifid 2» soprattutto per quanto concerne i rapporti tra fabbriche prodotto e reti di distribuzione. Tra gennaio e novembre la raccolta netta, calcola Assogestioni, è volata a 95 miliardi, il 70% in più rispetto al 2016 grazie soprattutto ai fondi aperti (71 miliardi, di cui 26,7 di prodotti obbligazionari). Il patrimonio complessivo dell'industria ha così raggiunto il record storico di 2.086 miliardi, suddivisi tra gestione di portafoglio (1.028 miliardi) e gestioni collettive (1.058 miliardi). E lo spazio per un'ulteriore crescita non manca posto che sono oltre 1.400 i miliardi di euro custoditi dagli italiani sotto il materasso («liquidi») o in conti di deposito.
I protagonisti del 2017 sono comunque stati i «Pir» (i «Piani individuali di risparmio») che garantiscono sconti fiscali agli investitori che li tengono in portafoglio almeno 5 anni e devono investire anche sulle pmi del made in Italy. I «Pir» - secondo Tommaso Corcos, presidente Assogestioni - chiuderanno il primo anno di vita con una raccolta di 10 miliardi, cinque volte le iniziali previsioni. Una cifra almeno analoga è attesa nel 2018, ma c'è chi vede già oltre 70 miliardi cumulati entro 5 anni. Le premesse non mancano, quindi, perché i Pir siano un trend che duri nel tempo e aiuti le pmi ad approdare in Piazza Affari.
MEDIOLANUM QUOTA LE PMI
Per Banca Mediolanum a trainare la raccolta - ha ricordato l'ad Massimo Doris - sono stati proprio i Pir, che hanno contribuito fino a novembre per oltre 2,2 miliardi. In dettaglio, a novembre, Mediolanum ha registrato una raccolta di 245 milioni, 4,3 miliardi da inizio anno; mentre la raccolta in fondi e gestioni è stata di 447 milioni, un dato che ha portato il bilancio da inizio anno a 5,3 miliardi (+50% rispetto a un anno fa). Ma Mediolanum, guardando ai Pir, vuole anche diventare la banca d'affari delle pmi e appunto scortarle verso il listino. Ha già creato un'apposita direzione per l'advisory e investment banking.
BANCA GENERALI, PIÙ PRIVATE
Banca Generali si avvia a chiudere un 2017 positivo sia nella raccolta (attesa a 6,5 miliardi, obiettivo rivisto al rialzo dai 5,5 miliardi precedenti) sia nella redditività: 147,4 milioni l'utile dei nove mesi (+24%). A sostenere la società di Gian Maria Mossa ha concorso la svolta verso la gestione dei grandi patrimoni (wealth management) avviata qualche anno fa: oggi l'87% delle masse, circa 46 sui 53,8 miliardi totali, è riconducibile a consulenti con portafogli superiori agli 80 milioni. All'orizzonte infine si potrebbe profilare un rafforzamento nel private, con una acquisizione in Svizzera.
PER FINECO CARTA IRLANDESE
L'istituto guidato da Alessandro Foti punta sui «servizi di consulenza a valore aggiunto», le unit linked e i fondi di fondi, che oggi valgono 3,975 miliardi, pari al 62% delle masse gestite, rispetto al 56% di un anno fa e al 36% di fine 2014. Il prossimo passo in questa direzione è la creazione di una fabbrica prodotto, una Sgr, in Irlanda che dovrebbe essere operativa a giugno 2018.
IL «POLO» DI FIDEURAM
Fideuram, guidata da Paolo Molesini, nei primi dieci mesi dell'anno ha raccolto 11 miliardi grazie alla rete dei suoi 6mila consulenti. Per il 2018 peraltro il mercato scommette sulla razionalizzazione del gestito all'interno del gruppo Intesa Sanpaolo, a iniziare da un'eventuale unione tra le strutture di Eurizon Capital quelle di Fideuram.
AZIMUT PUNTA ALL'ESTERO
Il gruppo guidato da Sergio Albarelli
ha beneficiato nel 2017 dell'espansione internazionale che ha portato negli undici mesi la raccolta netta a 5,9 miliardi. E il trend è destinato a proseguire anche in futuro, affiancando la crescita interna e della rete.
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