I risparmiatori italiani possono alimentare i «Pir», i nuovi «Piani individuali di risparmio» che nel 2017 hanno già raccolto 10,9 miliardi, anche per più dei cinque anni necessari per ottenere le previste agevolazioni fiscali.
A chiarirlo è stata l'Agenzia delle Entrate, dopo le linee guida sul regime di non imponibilità introdotto dalla Legge di Bilancio 2017. Accertato che l'orizzonte temporale può sfondare il lustro, non è invece così per l'importo massimo «affidabile» al Pir, che resta infatti fissato a 150mila euro complessivi e a non oltre 30mila euro l'anno. Il Pir è comunque uno strumento flessile, perché è permesso interrompere i versamenti e riprenderli successivamente. L'Agenzia interviene anche sui casi di cessione o rimborso prima dei cinque anni. In caso di dismissione prima di tale periodo o di mancato rispetto delle condizioni previste dalla legge, i redditi percepiti sono soggetti a tassazione secondo le regole ordinarie e senza applicazione delle sanzioni. Se l'attività viene ceduta o rimborsata, è però possibile restare nel regime agevolato previsto dal Pir se entro 90 giorni viene effettuato il reinvestimento in altri strumenti finanziari. In caso contrario, il versamento delle imposte e degli interessi va effettuato entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui cade il termine ultimo per il reinvestimento.
Se si decide di intestare un «Pir» a un figlio minorenne, il genitore non potrà averne in contemporanea un altro a suo nome. Quanto alla composizione del portafoglio, ai Pir è consentito investire anche sui derivati, ma solo a strette condizioni.
I Piani individuali di risparmio devono infatti investire almeno il 70% del portafoglio in aziende italiane e, di quel 70%, il 30% (ovvero il 21% del patrimonio in gestione) deve confluire in azioni e obbligazioni di società che non fanno parte dell'indice Ftsemib.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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