Arabia Saudita al centro del mondo. Il ministro degli Investimenti, Khalid Al-Falih, ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha rappresentato alla platea di manager e imprenditori i nuovi equilibri geopolitici che vedono in Ryad il perno di un nuovo asse alternativo all'«economia del dollaro» governata da Washington sin dai tempi di Bretton Woods.
E le relazioni con gli Stati Uniti sono stati il punto di partenza del discorso di Al-Falih. «Fino a vent'anni fa gli Usa erano il nostro partner principale, oggi Cina e India sono le nostri principali controparti», ha spiegato il ministro. L'obiettivo è proseguire sul sentiero di crescita, tracciato dal principe ereditario Mohamed bin Salman, che ha portato il Pil saudita a raggiungere la soglia psicologica dei 1.000 miliardi di dollari lo scorso anno. Questa cifra spiega perché il discorso di Al-Falih a Cernobbio abbia in qualche modo voluto sottolineare la volontà di rafforzare i rapporti con l'Europa. «Vogliamo continuare a essere vostri partner», ha ribadito. Una dichiarazione che racchiude un significato più profondo: «Se l'Europa vuole crescere, deve guardare più a Oriente di quanto finora non abbia fatto».
L'intervento del ministro Al-Falih è giunto alla vigilia dell'«Italian-Saudi Investment Forum» che lunedì a Milano vedrà il ministro delle Imprese Adolfo Urso e Al-Falih siglare un memorandum of understanding per rafforzare la collaborazione e gli investimenti diretti tra i due Paesi. All'evento parteciperanno, tra gli altri, l'ad di Eni, Claudio Descalzi, il Ceo di Pirelli, Andrea Casaluci, il presidente del gruppo San Donato, Paolo Rotelli e l'ad di Invimit, Giovanna Della Posta. Un segnale che la partnership tra Roma e Ryad non interesserà solo l'energia (essendo l'Arabia il principale produttore mondiale di petrolio), ma anche l'automotive, l'immobiliare e la sanità.
L'Italia, al di là della sua fedeltà al Patto Atlantico, ha la necessità di esplorare tutte le opzioni per rafforzare una crescita che l'attuale congiuntura rischia di sclerotizzare. i rapporti economici con il Medio Oriente sono sempre stati ottimi e proprio ieri a Cernobbio il presidente dell'Ice, Matteo Zoppas, ha sottolineato come l'Asia sia determinante per recuperare «volumi e valori di export che, al momento, stanno aumentando meno rispetto alle stime».
Il discorso economico, tuttavia, non può prescindere da quello geopolitico. L'Arabia Saudita è il kingmaker dell'Opec+ ed è stata determinante per decidere i recenti tagli alla produzione che hanno contributo a far raggiungere al greggio Wti le attuali quotazioni di 85,66 dollari, un prezzo non certo modico.
E la recente decisione di allargare l'area Brics a sei Paesi (oltre a Ryad Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran) evidenzia l'intenzione di bin Salman di risultare sempre più determinante sullo scacchiere internazionale. Non solo creando la vera Superlega del calcio con CR7, Benzema e Neymar.
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