Lo Stato salirà fino al 20% della futura rete Tim (NetCo) che sarà scorporata dalla casa madre, ma mette il cappello su Sparkle, la società di cavi terrestri e sottomarini da cui passano informazioni sensibili. Secondo una bozza del decreto legge approvato in consiglio dei ministri lunedì, il ministero dell'Economia potrà infatti acquisire, anche in una fase successiva, «l'intero capitale di Sparkle Spa».
Il via libera al Tesoro per presentare congiuntamente con il fondo americano Kkr, ed eventualmente con altri investitori di minoranza, un'offerta vincolante per l'acquisizione di una quota del 15-20% del capitale di NetCo, non è dunque un salto nel vuoto sul fronte della sicurezza nazionale.
Il Dipartimento del Tesoro, specifica il testo, è autorizzato a nominare «uno o più esperti di provata esperienza nel settore di riferimento, con particolare riferimento agli aspetti finanziari e legali, per l'individuazione delle modalità di ingresso nell'operazione».
Non solo. Il decreto definisce «modalità di governance di NetCo idonee ad assicurare il conseguimento degli obiettivi del piano industriale, adeguati poteri in capo al ministero dell'Economia di monitoraggio sulla gestione e la governance «anche in caso di mutamento della compagine azionaria».
Nonostante ciò ieri i sindacati e le opposizioni hanno alzato la voce contro l'operazione che di fatto sancisce per loro il passaggio della NetCo al fondo Kkr. Un progetto che piace alla Borsa che ieri ha premiato il titolo per gran parte della giornata, con rialzi intorno all'1 percento. A fine seduta, però, il titolo ha poi chiuso quasi piatto, in rialzo dello 0,11% a 0,28 euro. Insomma, la Borsa sembra crederci questa volta nonostante gli ostacoli ancora all'orizzonte. Primo fra tutti il via libera del primo azionista, Vivendi (24%). Per convincere i francesi e chiudere l'operazione c'è ancora un mese di tempo: il 30 settembre Kkr e governo italiano avranno messo a punto l'offerta definitiva.
Da qui ad allora non mancheranno gli appuntamenti clou: il Partito Democratico chiederà alla presidente Giorgia Meloni e al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti di andare in Parlamento a riferire in merito al futuro di Tim e della rete; sempre il governo dovrà convocare i francesi e trovare la quadra sull'operazione con il loro assenso. E se per Vivendi è più che altro una questione di prezzo, valorizzazione dell'asset e piani futuri, il fronte interno chiede di capire le garanzie sul controllo strategico, la tutela dell'occupazione, gli investimenti, il trattamento dei dati.
Secondo la Cgil e la Slc Cgil la partita si è chiusa sugli obiettivi minimi. «Negli ultimi mesi il governo è passato dai propositi di una rete unica all'obiettivo della rete nazionale, per finire con la decisione di acquisire una partecipazione di minoranza» mentre «Francia e Germania continuano a difendere i loro ex monopoli oggi trasformati in campioni nazionali». Addirittura per la Cgil nazionale il governo «regala al mercato un asset strategico».
Per una quota tra il 15 e il 20%, il decreto assicura risorse pari a 2,5 miliardi che derivano dalle disponibilità sul patrimonio destinato creato dal decreto-legge n.34 del 2020. «L'ammontare è coerente con le valutazioni circolate relative a 20 miliardi, di cui 9 di debito e 11 miliardi di equity» ricordano gli analisti.
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