Le imprese smentiscono Renzi: "Le tasse non caleranno fino al 2018"

Tasse alle stelle per i prossimi tre anni: la legge di Stabilità non alleggerisce la pressione sulle famiglie, che anzi quest'anno è cresciuta ancora. E tutto questo senza calcolare gli effetti devastanti di una manovra completamente in deficit...

Le imprese smentiscono Renzi: "Le tasse non caleranno fino al 2018"

Altro che riduzione delle tasse: la pressione fiscale è aumentata dal 2014 al 2015 e non diminuirà significativamente prima del 2018.

A certificarlo è Unimpresa, il cui Centro studi ha analizzato gli effetti della legge di Stabilità sui conti pubblici: "Le misure contenute nella legge di Stabilità non produrranno effetti significativi per la riduzione della pressione fiscale che dopo aver toccato il 43,4% del il nel 2014 resterà stabilmente sopra la soglia del 43% fino al 2018 quando si abbasserà lievemente al 42,9%. Gli sgravi tributari previsti dalla manovra sui conti pubblici, pertanto, non produrranno gli effetti sperati per le famiglie: rispetto al prodotto interno lordo, il peso delle tasse si attesterà a quota 43,7% quest'anno, al 43,1% nel 2016, al 43,0% nel 2017 e al 42,9% l'anno successivo".

Le affermazioni trionfalistiche del governo Renzi sul taglio delle tasse trovano quindi l'ennesima smentita: a consentire al premier di propagandare i presunti effetti benèfici della manovra sono esclusivamente gli aumenti di tasse rinviati ai prossimi mesi. "A pesare sull'aggravio fiscale - spiega ancora Unimpresa - è soprattutto il programmato aumento dell'Iva che schizzerà fino al 25% e comporterà un aggravio di tasse, dal 2017 al 2019, di oltre 54 miliardi di euro. Rispetto al 2016, il prelievo legato all'imposta sul valore aggiunto salirà di oltre 15 miliardi nel 2017, aumenterò di 19,5 miliardi nel 2018 e di altri 19,5 miliardi nel 2019. Sono previsti, poi, incrementi delle accise sulla benzina, nel triennio, per 700 milioni di euro. Il giro di vite fiscale previsto dalle clausole di salvaguardia inserite nella manovra ammonta, pertanto, a 54,2 miliardi"

C'è inoltre un'altra considerazione da tenere presente: l'annunciato (e farlocco) taglio delle tasse è stato previsto a fronte di un aumento del deficit, che però porterà inevitabilmente a un aumento del debito pubblico (che è infatti pari

all'accumularsi del deficit anno dopo anno). Il fardello sulle spalle delle giovani generazioni di italiani si farà quindi più pesanti e l'unico modo di alleggerirlo sarà, ancora una volta, quello di aumentare la pressione fiscale.

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